Attorno a Siena per Cantine Aperte

Vernaccia PietrafittaPer questa edizione di Cantine Aperte, per ridurre al minimo il margine di errore, ho scelto la provincia di Siena.

Partendo dall’idea “un bianco e un rosso” ho scelto San Gimignano e Montalcino. Due luoghi che, appena nominati, ad ogni intenditore e appassionato, fanno venire in mente rispettivamente “Vernaccia” e “Brunello“.

Per aprire in bellezza ho voluto scegliere una mia vecchia conoscenza: la Fattoria di Pietrafitta. Non conoscendone l’ampia offerta, mi ero aspettato una verticale di Vernaccia, e invece mi hanno realmente sorpreso con una degustazione di ben sette vini diversi, da loro prodotti, composti in una raffinatissima, curata e sapiente coreografia.
Abbiamo iniziato con l’ultima Vernaccia prodotta (2006) che ci ha colpito per la fresca immediatezza che comunque non rinnegava una lunga e sapiente tradizione.
C’e’ stato poi offerta un’altra Vernaccia, per la precisione una Vernaccia di San Gimignano DOCG “Borghetto” del 2005. La piu’ lunga maturazione conferisce a questo vino maggiore morbidezza e un bouquet piu’ complesso. Un vino decisamente da provare.
A questo punto il nostro ospite ci ha letteralmente stupito, proponendoci una Vernaccia di San Gimignano DOCG. Riserva “La Costa”, vendemmia 2004, barricata. Quest’ultima matura 6 mesi in barrique e 6 mesi in acciaio. All’olfatto si presenta strutturata, intensa, con note di legno, fiori bianchi, e pietra focaia. Al gusto, il legno si accompagna armoniosamente, senza prevalere, su lunghe, delicate e morbidissime note futtate e floreali con una brevissima coda di mandorla. Un vino realmente da non perdere.
Grazie ai pochi maestri di questa piccola zona, un vitigno autoctono, antico, carico di storia, continua a farsi apprezzare in tutto il mondo.
Grazie agli amici di Pietrafitta per continuare la tradizione, per farlo con molta passione e per aggiungervi anche nuovi e preziosi elementi.
Finite le Vernacce, accompagnate da del pane intinto in un ottimo olio da loro prodotto, siamo passati a un Rosato della Toscana IGT, ponte verso due rossi importanti.
Il primo era un Chianti Colli Senesi DOCG 2005 che, nonostante la giovane eta’, non tradiva inesperienza. Accompagnato con un buon pecorino ha mantenuto le promesse del nome che porta, anche ad un prezzo davvero contenuto.
Il secondo, per me, e’ stato la vera rivelazione dell’intera degustazione: San Gimignano Rosso DOC “La Sughera”, vendemmia 2001. Dopo una insolita vinificazione al 90% Sangiovese e 10% Merlot, un anno in barrique e un buon affinamento in bottiglia, questo vino si rivela essere un piccolo gioiello della produzione.
L’odore vinoso e delicato, con toni di legno e tabacco, il sapore asciutto, equilibratamente tannico, la lunga persistenza, l’eleganza stutturale e l’ampiezza del bouquet non hanno lsciato adito a nessun dubbio. Un altro vino da non lasciarsi scappare.
Quando ormai non ci aspettavamo piu’ nulla, il nostro ospite ci ha sorpreso ancora, ma questa volta con un inatteso classico: Vinsanto DOC 2000, accompagnato dai classici cantucci. Pregevole interpretazione di questo passito: colre dorato, profumatissimo di acacia, cedro candito e confettura di albicocche, in bocca si espande l’acacia, formando differenti toni che sfumano elegantemente verso la confettura di albicocca e il fico. Dolce, senza dubbio, ma non troppo: un leggerissima ma persistente nota acida ne mantiene l’equilibrio.
Il brutto tempo purtoppo non ci ha permesso di visitare le vigne, ma la visita alle cantine e’ stata interessante e il nostro cicerone ha saputo mantenere un clima rilassato e informale.
Direi che la Fattoria di Pietrafitta e’ decisamente promossa, sia come produttore che come ospite.
Seconda tappa: Montalcino.
Molti produttori usano piantare un cespuglio di rose per ogni filare della vigna a significare la cura che viene posta nei confronti del loro prodotto.
Il primo produttore che abbiamo visitato e’ stato la “Tenuta Il Poggione”. Pessima scelta: al di la’ del personale, non molto cortese e poco desideroso di presentare il proprio prodotto, i vini offerti erano davvero limitati: un Rosso di Montalcino DOC 2005 e un Brunello DOCG 2002. Il Rosso si sentiva al primo assaggio che aveva bisogno di almeno altri 6 mesi di bottiglia. Era davvero evidente che era stato imbottigliato da poco. Il Brunello, l’ultimo imbottigliato, risentiva dell’annata non proprio benedetta, senza contare il fatto che, se servi Brunello, almeno un decanter lo devi preparare.
Grave errore, specie se commesso da un produttore.
Il Poggione non sembra aver avuto cura per questa occasione, presentandosi impreparato, mostrandosi disinteressato e proponendo, sgraziatamente, pochi e infelici prodotti. In particolare, la scelta di proporre gli ultimi vini imbottigliati, a livello di immagine, sembra dire molto sull’interesse di questo produttore. Penso che il Brunello … dia alla testa. Bocciati.
cantine caparzo
Vista la mal parata, abbiamo dirottato, per il bicchiere della staffa, verso un’altra mia vecchia conoscenza: Caparzo. Nonostante i produttori non avessero preparato nulla di speciale, non avessero organizzato visite alla cantina e non avessero offerto nulla al di la’ del vino, due simpatiche, giovani, graziose e preparate ragazze ci hanno presentato i prodotti con professionalita’ e passione, ci hanno fatto compagnia e aspettato pazientemente fino a un’ora dopo la chiusura. L’offerta era molto varia e interessante: questa cantina offriva ben 14 vini differenti. Non potendoli assaggiare tutti, ho dovuto attuare una selezione.
Nonostante avessi ancora in bocca il sapore di Brunello, ho voluto incominciare con un bianco, poiche’ il prodotto mi sembrava molto interessante: si tratta di un Sant’Antimo Bianco “Le Grance” 2003. Cio’ che mi ha intrigato di piu’, nonostante la prevalenza di Chardonnay, era la presenza di Gewürztraminer, uva insolita per questa zona, e l’affinamento in barrique per 1 anno. Un ammiccante profumo dolce, di fiori bianchi e miele, nasconde una struttura sorprendentemente secca. Il sapore ha note molto resinate a fare da contrappunto a sentori di petali di rosa, pepe bianco e sambuco. Pregevole, davvero.
A seguire ho voluto assaggiare un Sant’Antimo Rosso “Ca’ del Pazzo” 2003. Interessante barricato con uvaggio Sangiovese/Cabernet Sauvignon.
Non ho voluto assaggiare il Rosso, il Brunello e nemmeno il Brunello Riserva, perche’ li conoscevo gia e cosi’ sono passato direttamente ad una cru davvero notevole: Brunello di Montalcino DOCG “La Casa”, vendemmia 2000. Con un uvaggio di Sangiovese in purezza (come stabilisce la DOCG del Brunello) proveniente da una piccola vigna sulla collina Montosoli, questo vino si fa 12 mesi in barriques di rovere francese e 18 mesi in botti sempre di rovere francese da 30 ettolitri, dopodiche’ si affina 15 mesi in bottiglia. Un vino decisamente importante, di notevole struttura. All’olfatto presenta toni di violetta, vaniglia e pepe nero. Il gusto e’ davvero una sinfonia di persistenza, ampiezza ed equilibrio. Senza dubbio un vino di estremo pregio, fatto per invecchiare a lungo.
Dopo un vino simile, ero orientato a chiudere le danze, ma, siccome si era creato un clima di convivialita’ tra tutti i presenti, mi sono lasciato convincere per un altro assaggio: Chianti Classico 2003 Riserva prodotto da Borgo Scoperto. E’ stato difficile apprezzarlo, dopo quel magnifico Brunello, data anche la giovane eta’, ma devo dire che si e’ davvero saputo difendere.
Ho comprato molte bottiglie. A parte uno o due Brunelli che cercero’ di conservare per dopo la pensione o giu’ di li, vi faro’ sapere la loro sorte.
Voi dove eravate? 🙂

2 commenti su “Attorno a Siena per Cantine Aperte”

  1. Gentilissimo Signore,
    mi dispiace che non abbia gradito l’esperienza alla Tenuta Il Poggione. Noi facciamo di tutto per rendere la visita alla nostra nuova cantina un’esperienza interessante. Il personale che gestiva le visite durante Cantine Aperte era assolutamente di tipo tecnico; un enologo, un resposabile di cantina e due persone addette alla cantina: mi sembra quindi strano che la parte della visita tecnica alla cantina non sia stata di suo gradimento. Per quanto riguarda la degustazione dei vini, partiamo dal Rosso di Montalcino 2005. Il nostro Rosso viene venduto (o in questo caso degustato) dopo che ha trascorso almeno sei-otto mesi di affinamento in bottiglia. Sicuramente, considerando il prolungato invecchiamento in legno, il vino avrà sicuramente bisogno di trascorrere un lungo periodo in bottiglia, ma di qui a dire che era stato appena imbottigliato, c’è una bella differenza.
    Per quanto riguarda il Brunello di Montalcino 2002, abbiamo fatto presente la difficoltà dell’annata, ma abbiamo altresì sottolineato che la produzione è stata ridotta di circa 3/4: un fattore fondamentale. E per noi era molto importante presentare questa annata, visto che è quella attualmente in commercio.
    Per quanto riguarda “la scarsità” di vini presentati, la nostra Tenuta produce solo pochi vini e la nostra intenzione era di presentare i due più significativi.
    Ci dispiace che non fa riferimento alla nuova cantina, che unisce le ultime tecnologie enologiche alla tradizione per la quale la Tenuta Il Poggione è sempre stata riconosciuta e dispiace anche che non parla degli abbinamenti gastronomici tipici che abbiamo presentato insieme ai nostri vini. Probabilmente noi tecnici non saremo stati all’altezza delle vostre aspettative e ci prendiamo la critica come strumento di miglioramento per le prossime edizioni, ma, per la cronaca, il feedback che abbiamo ricevuto dagli altri visitatori è stato assolutamente positivo e tutti sono rimasti entusiasti dalla nuova cantina, dai vini e dalla presentazione. In pratica, per la maggior parte dei visitatori, e mi dispiace che voi non facciate parte di essi, è stata una esperienza assolutamente interessante.

  2. Gentile Signore

    La ringraziamo molto per aver gradito la nostra azienda ed i nostri vini. E’ da un anno che cerchiamo di creare un’accoglienza in azienda buona e speriamo di continuare a migliorarci ancora.

    Grazie e speriamo di riaverla presto presso di noi.

    Cordiali Saluti

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