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5 pizzerie da provare a Malta

Vecchia NapoliQuante volte abbiamo la tentazione di mangiare italiano quando andiamo all’estero? Il problema è che, nella maggior parte dei casi, la delusione che ne segue è sempre più grande del desiderio che precede l’esperienza.

Malta è un’isola così vicina all’Italia e così piena di italiani che si può facilmente cadere nell’errore di ritenere la cucina all’altezza degli standard italiani. Intendiamoci, ci sono molti ristoranti di qualità anche qui, ma è la media ad essere più bassa.

Detto questo, ci sono ovviamente locali dove mangiare bene cucina italiana, di cui la pizza è solo una (grande) protagonista. Ed è proprio un elenco di cinque pizzerie quello che riporto qui, con due avvertenze: l’elenco riguarda solo un’area molto limitata di Malta (seppur la più trafficata a livello di turisti), quella di St. Julians e Sliema; l’elenco non vuole essere né completo né una sorta di “The best of”. Sono solo cinque buone pizzerie. Scusate se è poco.

Vecchia Napoli: questa famosa pizzeria, situata sul lungomare tra Sliema e St. Julians, offre una pizza di buona qualità, cotta in forno a legna.

I monelli: questo ristorante italiano offre, oltre ad ottimi piatti di pasta, pizze con condimenti più italiani che maltesi (fidatevi: è una caratteristica positiva). La mia pizza preferita è quella con la ‘nduja, ovviamente.

Pizza Amore & Fantasia: sembra strano elencare una pizzeria d’asporto (ci sono un paio di sgabelli, se proprio si vuole  mangiare in loco), ma questa pizzeria sul lungomare di Gzira (di fronte a Manoel Island) è davvero ottima!

Fratelli La Bufala: questa catena internazionale di pizzerie porta ovunque, ora anche a Malta, la pizza napoletana. Ovviamente ottima, poco da aggiungere.

La cucina del sole: questo ristorante, che fa una pizza come si deve, ha un bel vantaggio: la vista da Tigné Point de La Valletta davanti agli occhi.

Fare la spesa a Malta

FoodQuando un italiano va all’estero, apparte le preoccupazioni dovute alla lingua (purtroppo si sa, in Italia non si va oltre “the cat is on the table” quando si impara l’inglese…), c’è sempre la paura di non trovare il cibo a cui si è tanto (bene) abituati a casa. Preoccupazione legittima, ovviamente.

Quanto poi il rischio di non trovare all’estero cibo commestibile possa essere più o meno concreto, dipende ovviamente da diversi fattori. Vicinanza all’Italia e numero di italiani che vivono in quel paese sono due fattori che sicuramente hanno un certo peso.

Da questo punto di vista, quindi, Malta è sicuramente in una posizione privilegiata rispetto al resto d’Europa: estremamente vicina all’Italia e piena zeppa di italiani (uno di quei tanti sta scrivendo questo articolo, infatti).

Come naturale conseguenza, mi sento di tranquillizzarvi: si trova quasi tutto.

Quel “quasi” non va sottovalutato, ma ne parlerò tra poco. Intanto partiamo da quello che si trova. Per farlo, bisogna velocemente inquadrare Malta.

Quest’isola si trova infatti ad un’ora e mezza di traghetto dalla Sicilia. Se guardate la mappa, vedete che è molto più vicina alla Sicilia di quanto non lo sia l’isola di Lampedusa! Ma oltre ad essere un’isola mediterranea, è anche un’isola che ha ancora forti influenze culturali del Regno Unito, dalle quali si è definitivamente staccata solo nel 1979.

Come potete immaginare, quindi, la cultura (ed anche la lingua, per la verità) ha influenze sia italiane sia inglesi. A tavola, questo, si vede per esempio con un’offerta alimentare che va dalla colazione inglese (uova, salsiccia, pancetta… e birra!) alla pizza (ci sono diverse pizzerie di buona qualità: guarda caso i pizzaioli sono italiani). Il piatto tipico maltese è il coniglio (non chiedetemi perché… non l’ho ancora capito). Ma si trovano anche preparati tipicamente mediterranei come i pomodori secchi sott’olio. Insomma, si varia davvero tanto.

Ad ogni modo, parlerò più diffusamente in futuri post di dove e cosa si può mangiare fuori. Ma voglio anticipare subito un’avvertenza: a Malta, spesso la qualità è intesa come quantità. Tanto cibo, buono. Poco cibo, cattivo. Poi ci si chiede perché ci siano tanti obesi sull’isola…

Comunque, tornando a noi, vediamo come fare la spesa a Malta.

Gli unici prodotti italiani a cui si può essere abituati in Italia e che sono difficili (se non impossibili) da trovare a Malta sono i prodotti freschi, in primis quelli caseari. Intendo con questi la mozzarella fresca, per esempio. Se siete abituati a mangiare invece prodotti industriali (tanto per non fare nomi, i soliti Galbani, Granarolo, etc), non avrete problemi. Certo, magari se li fanno pagare cari, ma si trovano. Siccome qui ci sono anche catene commerciali come Lidl, Conad e Carrefour, tendenzialmente qualsiasi cosa vendono queste catene in Italia sono vendute anche a Malta.

Prodotti come carne, pesce, frutta e verdura si trovano spesso (direi sempre, se non avessi elencato anche il pesce) nei supermercati; ma è buona regola (con le dovute eccezioni) acquistare questi prodotti nei negozi specializzati: macelleria e pescheria hanno prodotti migliori, nella stragrande maggioranza dei casi. Lo stesso vale per frutta e verdura, dove inoltre la differenza di prezzo può essere davvero importante. Per quanto riguarda frutta e verdura, oltre ai negozietti, si trovano anche i camioncini che si posizionano sempre negli stessi punti.

Ci sono poi alcuni (pochi, per i miei gusti) negozietti di prodotti gastronomici. Non vendono solo prodotti tipici italiani, ma ovviamente i nostri prodotti sono discretamente rappresentati (ovviamente con le dovute proporzioni!). Io per esempio ho trovato qualche tempo fa il negozio che vende nientemeno che la ‘nduja 🙂 Non ci provavo neanche troppo perché mi sembrava quasi impossibile, fino a quando mi ci sono imbattuto quasi per caso.

Una cosa che invece ho cercato tantissime volte è la farina manitoba. D’altra parte, mi sono portato a Malta anche il lievito naturale che ho fatto nell’ottobre 2008… è ovvio che ho cercato in lungo ed in largo una farina adatta a fare un buon pane a casa. Purtroppo, la maggior parte delle farine che si trovano qui non sono semplici farine ma sono addizionate di lieviti chimici. Ma ho trovato, proprio pochi giorni fa, anche la farina forte. E quindi, sono davvero poche ora le cose che non riesco a trovare.

 

Lavori in corso

Di Vino & CiboDa ieri sera questo blog ha cambiato design. Quello precedente aveva francamente stancato, e non escludo che inconsciamente fosse anche quello un fattore che nel dubbio “scrivo o non scrivo” mi faceva sempre procrastinare (certo, ci sono tanti altri motivi). Ad ogni modo, era tanto che volevo tornare a scrivere qualche cosa qui, ed ora che ho rinfrescato il contenitore mi verrà anche meno difficile rinfrescare il contenuto.

Ad ogni modo, per quanto il nuovo design sia fondamentalmente fatto, ci sono alcuni piccoli dettagli che ancora devo sistemare. Anche questi mi serviranno da scusa per tornare più spesso a scrivere qui, in quello che è stato uno dei primissimi foodblog italiani, essendo il primo post risalente al lontano marzo 2005.

Tantissimo, praticamente tutto, è cambiato da allora: sia nel mondo del web, sia nel mondo di questo sito, sia nella vita personale di ognuno degli autori che negli anni sono passati di qua. Personalmente, il cambiamento più grande riguarda il paese in cui vivo: non più l’Italia, ma Malta (dal 2010). Ovviamente non lo sto scrivendo per mettere in piazza i miei fatti personali (dubito interessino a qualcuno, in ogni caso!), quanto perché questo fatto ha una logica conseguenza su quelli che saranno i post che potrò scrivere qui.

Quindi, non meravigliatevi se leggerete su queste pagine di ricette preparate con ingredienti diversi da quelli italiani (spesso si trovano esattamente le stesse identiche cose, a volte alternative equivalenti, altre volte invece semplicemente non ci sono alternative…); allo stesso modo, quando scriverò recensioni di ristoranti, saranno fondamentalmente ristoranti qui a Malta: sono comunque talmente tanti i turisti italiani che vengono ogni anno qui in vacanza (oltre a tutti quelli che ci vivono in pianta stabile) che qualcuno interessato all’argomento ci sarà pure 🙂

E comunque, ho sempre scritto qui per il piacere personale di farlo, e per avere un posto dove salvare alcuni appunti di cucina. Quindi non cambierà poi tantissimo.

Norme UE su olio d’oliva. Olivicoltori come Sergio Scorza gioiscono in difesa della qualità

Norme più severe sulla commercializzazione e produzione dell’olio di oliva. La nuova riforma interesserà, soprattutto, l’etichettatura e l’imbottigliamento dell’olio, nonché la denominazione e i controlli di qualità. Da Bruxelles l’intento è chiaro: garantire più qualità dell’olio di oliva ed evitare inganni ai danni dei consumatori, per quanto è possibile. Emblematico è l’imposizione ai produttori di eliminare una volta per tutti i concetti come “il gusto delicato e dal sapore intenso”, perché non fanno altro che confondere i consumatori.

È ora obbligatorio definire l’origine dell’olio in bottiglia. Ma non solo, è necessario definire se l’olio proviene dall’UE, al di fuori dell’UE o, se si tratta di una miscela di oli vegetali diversi. In caso di oli vegetali misti, fino ad ora era solo necessario indicare percentuali dei vari oli utilizzati per la produzione.

Le nuove norme proposte da Bruxelles comprendono l’obbligo di etichette chiare, al fine di permettere ai consumatori di sapere perfettamente cosa stanno comprando. Sarà perciò necessario indicare le date di raccolta, paese di origine, o garanzia di origine, tipologia di olio. Inoltre, sarà necessario applicare alcuni cambiamenti sulle confezioni: le bottiglie dovranno utilizzare tappi ben sigillati, per evitare aperture e frodi.

Tuttavia, quando approvate, queste misure non hanno avuto una calorosa accoglienza, perché penalizzano direttamente due dei paesi esportatori di olio più importanti del mondo: Spagna e Italia.

Sergio Scorza, uno dei maggiori olivicoltori d’Italia e originario di Nardò, non può che gioire per una così buona notizia: “La difesa del prodotto di qualità, nello specifico il nostro olio d’oliva, è per noi produttori una via di sviluppo indispensabile per rendere competitivo il patrimonio agroalimentare italiano.”

Siamo pienamente d’accordo con l’opinione di Sergio Scorza. Se si vuole davvero beneficiare dell’aspetto nutrizionale dell’olio extravergine, fondamentale nella dieta mediterranea, condividiamo le normative imposte dall’Europa, essenziali per garantire caratteristiche sensoriali e organolettiche per l’olio d’oliva made in Italy.

Ricetta del tiramisù

Tiramisù

Non sono molti i dolci che so fare, lo ammetto. Ma se ce n’è uno che mi riesce bene e che faccio da moltissimi anni, questo è il tiramisù. Intendiamoci, non credo di avere nessuna abilità particolare: è infatti la ricetta stessa del tiramisù ad essere molto semplice.

Negli anni, ho sempre variato leggermente la ricetta, sia perché non ho mai voluto seguire rigide istruzioni sia per provare piccole varianti. Non saprei neanche dire quale variante mi piace di più, onestamente! Ma non importa, continuerò a fare il tiramisù seguendo l’ispirazione del momento.

Resta però importante avere una traccia da seguire, ed a volte mi è capitato di non ricordare quella traccia, e sbagliare completamente il rapporto tra la quantità di zucchero ed il numero di uova da usare. Ecco perché ho finalmente deciso di scrivere da qualche parte la mia ricetta del tiramisù. Se ho deciso di farlo su questo blog, è anche perché è stato scritto un solo post in più di un anno: era ora di smuovere le acque 🙂

Prima di venire alla ricetta del tiramisù, però, una piccola parentesi relativa alla storia del tiramisù. Ci sono infatti diverse versioni sulle origini del tiramisù. Quelle che vanno per la maggiore vogliono che il tiramisù sia nato a Roma, o a Siena, oppure a Venezia, o ancora a Treviso.

Non so nulla riguardo all’eventuale origine romana del tiramisù, e quindi non mi pronuncio. Sulle origini toscane, vi rimando a questo articolo. So però che le possibili origini veneziane o trevigiane del tiramisù hanno una qualche base, e quindi le ritengo pregiudizialmente più fondate 😛

Nella fattispecie, si parla del tiramisù come dolce inventato a Venezia, dove veniva consumato abbondantemente dai cortigiani in virtù delle sue presunte proprietà afrodisiache (e sennò perché il nome “tiramisù”? ;). Maggiori informazioni in quest’altro articolo.

Resta però che probabilmente la ricetta come la conosciamo oggi abbia origini molto più recenti. Pare infatti che sia stato inventato da un pasticciere trevigiano all’incirca 50 anni fa…

Torniamo però alla ricetta del tiramisù, che in fondo è la cosa che più importa (soprattutto a me stesso: almeno non rischierò più di fare errori clamorosi in futuro).

Ingredienti:

  • 6 uova;
  • 12 cucchiai di zucchero;
  • 500gr di mascarpone;
  • caffé quanto basta (ovvero molto);
  • savoiardi;
  • cacao.

Procedimento:

  • Separate i tuorli dall’albume. Tenete l’albume da parte, potreste volerlo usare per rendere la crema più soffice.
  • In una coppa, sbattere i tuorli d’uovo con lo zucchero. Unire il mascarpone ed amalgamare per bene.
  • A questo punto, potete decidere di montare gli albumi ed unirli dalla crema. Se fate così, assicuratevi di unirla con calma, mischiando il tutto dolcemente.
  • Bagnare i savoiardi nel caffé e stenderli in una terrina.
  • Fatto un primo strato di savoiardi, coprite con uno strato di crema.
  • Procedete allo stesso modo con un secondo strato (ed avendo sufficiente crema e savoiardi, perché non fare anche un terzo strato?).
  • Spolverate con il cacao e lasciate riposare in frigorifero per qualche ora.

Facile facile, visto?

Un paio di note a margine, per concludere: potete provare a mettere un po’ meno zucchero (diciamo 9 cucchiai anziché 12), soprattutto se non prevedete di usare gli albumi.

Inoltre, la ricetta è davvero semplice, e come per tutte le ricette semplici è ancora più importante del solito che gli ingredienti siano di buona qualità. Insomma, non risparmiate sulla qualità dei savoiardi 😉

Di Vino & Cibo goes social

Con questo breve post volevo solo informarvi (soprattutto coloro tra voi che seguono Di Vino & Cibo tramite feed reader e che quindi potrebbero non aver notato un paio di link nella sidebar del blog) che Di Vino & Cibo è anche su Facebook e su Twitter. Inutile spiegarvi cosa siano Facebook e Twitter, trattandosi di due tra i più famosi siti web del mondo.

La pagina su Facebook ha già più di 500 fans (in pochi giorni). Ovviamente vi consigliamo, se siete utenti di Facebook, di aggiungervi ai fan, perché  lì ci saranno (quando possibile, chiaro) alcune cose che sul blog non troverete.Un regalino sarà reso lì disponibile tra pochissimo (questione di minuti o qualche ora al massimo).

Su Twitter invece sono più in modalità “ascolto”, seguendo notizie e conversazioni del settore food&beverage (per ora mi pare di capire che si parla molto di vino, dove ho molto da ascoltare e poco da parlare).

Fuocolento: trattoria a Ferrara

Lo scorso weekend l’ho passato a Ferrara, città nella quale ho vissuto alcuni anni da universitario, proprio per una cena con alcuni compagni di studio (e di sane bevute, ça va sans dire). Insomma, un ritrovo in piena regola, dopo più di 10 anni.

Per l’occasione, dopo un paio di calici di vino per aperitivo, siamo andati a cena al Fuocolento, trattoria nel centro di Ferrara. Qui ho potuto gustare dopo anni un paio di specialità tipiche delle quale sentivo davvero la mancanza: i cappellacci di zucca (conditi con ragù) e la salama da sugo. Avevo previsto di chiudere la cena con la tenerina, ma ero già sazio. Si, perché come antipasto avevamo già potuto gustare diverse prelibatezze; e le porzioni dei due piatti erano davvero sufficienti (e si che non posso certo dire di essere una persona che mangia poco… 🙂 ).

Per farvi un’idea del locale, vi consiglio la lettura delle recensioni su Due Spaghi.

Trattoria Fuocolento
Via Saraceno 85, 44100 Ferrara
0532 210813‎
www.fuocolento.com

Un paio di informazioni

Con questo brevissimo post voglio solo comunicare un paio di informazioni che ritengo possano essere interessanti per i lettori di Di Vino & Cibo e non solo.

La prima è che su Di Vino & Cibo abbiamo una nuova autrice: Giorgia. Giorgia cucina dannatamente bene, e sono sicuro che offrirà ottimi spunti per ricette da leccarsi i baffi 🙂

La seconda è che un blog che seguo ha cambiato indirizzo: Fudgella infatti ha lasciato il suo spazio su wordpress per trasferirsi su un dominio tutto suo: www.fudgella.com. Soprattutto per gli appassionati di dolci, consiglio di seguirlo 😉

Concorso internazionale dei vini passiti

Al Gran Palio della Signoria dei Bentivoglio, per la III edizione del concorso internazionale dei Vini Passiti presso Villa Edvige Garagnani, a Zola Predosa, il 28 e 29 novembre, la partecipazione è gratuita e aperta a tutti. Così come lo è il concorso fotografico La Cantina e i Vini Passiti che prevede immagini catturate in cantina e nelle vigne.

Il primo concorso fotografico organizzato dall’Accademia della Muffa Nobile prevede l’invio di fotografie che dovranno ritrarre soggetti, ambienti e situazioni presso le cantine e le vigne, in formato digitale, all’indirizzo [email protected] entro il 15 novembre. Una giuria di esperti selezionerà le migliori opere, con premiazione, oltre i primi tre, con Gran Menzione e Menzione d’Onore.

Gli scatti migliori saranno poi esposti nel corso del Gran Palio della Signoria dei Bentivoglio, per portare a conoscenza del vasto pubblico tutta la magia di un mondo, quello enologico, che non smette di stupire per il fascino che esercita su appassionati, intenditori e neofiti.
Un motivo in più per visitare questa manifestazione che in soli due anni è già balzata agli onori della cronaca per l’importanza e la vastità del banco assaggio che può vantare oltre 500 bottiglie pregiate. L’Accademia della Muffa Nobile promette di stupire, anche per questa edizione, grazie alle novità in programma, come gustose merende, prodotti enogastronomici di nicchia, tra cui Parmigiano Reggiano, Panspeziale e formaggio di fossa, degustazioni con abbinamenti ricercati e una ancor più ampia offerta di etichette pregiate, il tutto immersi in una location prestigiosa, comoda da raggiungere.

Brindando sotto le stelle con novello latino

festa-del-deblocage-del-novello-laziale In degustazione ci saranno i novelli delle aziende vinicole del Lazio, all’annuale appuntamento con “Novello Latino“, ovvero con tutte quelle etichette che fanno parte dell’Istituto Vino Novello del Lazio. I romani sono ormai affezionati a questo festeggiamento di benvenuto che si riserva al vino nuovo. E la festa 2009 si annuncia ricca di iniziative che vedono protagoniste le due enoteche istituzionali della città: Palatium e Provincia Romana. E il tanto atteso deblocage si svolgerà, aperto al pubblico, proprio in queste due sedi dalle ore 19.00 del 6 novembre prossimo.
Resta solo da scegliere se godere della vista della Roma Antica o proiettarsi nello scintillio delle vetrine di Via Frattina. Ma, dato l’orario no stop fino alla mezzanotte, perché non godersele entrambe concedendosi un suggestivo tour nel centro della Capitale?