Tutti gli articoli di Stefano

Calici di stelle 2005

Sotto le stelle, i migliori vini si “sposano” con le bellezze d’Italia. Nei centri storici, nei castelli e nelle piazze: dopo l’oceanica affluenza nelle sue aziende in occasione di Cantine Aperte 2005 nel maggio scorso (1.200.000 di presenze, in oltre 1000 aziende) il Movimento Turismo del Vino ripropone anche quest’anno Calici di Stelle: Il 10 agosto (e in alcuni casi, anche nei giorni seguenti) sommelier e gli stessi produttori faranno degustare significative selezioni dei migliori vini delle cantine associate (che in qualche caso saranno aperte per le visite anche di sera) abbinati ai prodotti tipici.

Un’idea per chi resta in città , godendo degli spazi storici, ma anche per chi è in vacanza. Calici di Stelle interessa infatti anche località balneari, come Grado e altre (probabilmente Cervia). Tanti, inoltre, gli appuntamenti che si affiancheranno alle degustazioni: concerti di musica jazz e classica, performance teatrali, cortei storici. E, naturalmente, lo spettacolo delle stelle cadenti”

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L’Atlante dei vini passiti

Dopo Vinoro, il primo salone internazionale dedicato ai vini dolci, passiti e liquorosi, e dopo la Fondazione Centro Nazionale Vini Passiti, con sede a Montefalco (Perugia), l’Associazione Nazionale Città del Vino torna a dedicare attenzione e risorse a una tipologia di vini che merita maggiori tutele e migliore promozione. Ieri (20 luglio) alla Camera dei Deputati, alla presenza del presidente della commissione Agricoltura, On. Giacomo de Ghislanzoni Cardoli, le Città del Vino hanno presentato un lavoro di ricerca – “l’Atlante dei vini passiti italiani” – che valorizza delle produzioni vinicole legate nella grande maggioranza dei casi a vitigni antichi e autoctoni e a metodi di produzione tradizionali.

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Mangiare d’estate

Come ogni anno, fioccano i consigli su cosa mangiare durante l’estate. Si sa bene, infatti, che una adeguata alimentazione aiuta ad affrontare meglio il caldo.

Riporto qui una piccola tabella, a mo’ di “buoni e cattivi”, pubblicata sul sito della Coldiretti.

GLI ALIMENTI PER DORMIRE BENE CON IL GRANDE CALDO

Buoni:

  • Pasta, Riso, Pane, Orzo
  • Lattuga, radicchio, Cipolla, Aglio
  • Formaggi freschi, Yogurt
  • Uova bollite
  • Miele in infusi caldi, Latte fresco caldo
  • Frutta dolce
  • Dolce

Cattivi:

  • Patatine in sacchetto
  • Piatti con dado da cucina
  • Caffè, The, Cioccolato, Cacao
  • Curry, Pepe, Paprika
  • Superalcolici
  • Salatini
  • Alimenti in scatola

Mi pare di poter dire che non c’è nulla di nuovo in queste informazioni 😉

Cantine chiuse

Si, esatto, avete intuito: niente Cantine aperte per me.
Bloccato da impegni più urgenti, mi sono potuto muovere solo quando oramai era troppo tardi, e così ho raggiunto le cantine dopo l’orario di chiusura dell’evento.
Ho avuto modo comunque di farmi una chiaccherata con il titolare di una cantina, in cui mi parlava della grande affluenza di pubblico. Mi fa piacere.

Ma io le emozioni della giornata me le sono perse.
Se volete provare a farmele vivere con i vostri racconti, lasciate un commento con le vostre impressioni sulla giornata di Cantine aperte.

Cantine aperte 2005

Domenica 29 maggio, si svolgerà “Cantine aperte“, la manifestazione creata e organizzata da ben 13 anni dal Movimento Turismo del Vino.
Ho in mano un opuscolo con la mappa delle cantine da visitare in Puglia. Per mia fortuna, nel Salento ci saranno moltissime cantine che permetteranno a tutti di entrare, vedere, conoscere, degustare.
Visto che ho avuto il piacere poco tempo fa di visitare la cantina Cantele (bellissima, se avete l’occasione andateci!), penso che quest’anno andrò a fare visita a due altre cantine molto apprezzate: Leone De Castris e la Masseria Li Veli. Dopo l’evento, scriverò qui un resoconto della giornata, con le mie impressioni (ed eventuali cambi di programma 🙂 ).

E voi dove andrete? Fatecelo sapere (a noi e agli altri lettori). Lasciateci un commento!

Link correlati: Cantine Aperte 2006, Cantine Aperte 2007

Impromptu

Quando mi metto ai fornelli, mi piace improvvisare. È vero che spesso sono costretto, trovandomi sempre con pochi ingredienti in casa; ma non mi faccio demoralizzare, e mi invento qualcosa. Stasera è bastato veramente poco per mangiare benissimo.
Mi sono ritrovato per le mani una pancetta con il peperoncino (venendo questa pancetta dalla Calabria, poteva mancare il peperoncino?), di quelle fatte in casa. Ne ho tagliata un po’ a dadini, e l’ho messa a rosolare in una padella con un cucchiaio di olio d’oliva. Quando la pancetta era diventata bella croccante, l’ho tolta dal fuoco e ho aggiunto un cucchiaino di un’ottima salsa composta da melanzane, carciofi, olive verdi, cicoria selvatica, capperi, sedano, aglio, erbe aromatiche, oltre che abbondante peperoncino (si, indovinato: anche questa viene dalla Calabria). Ho scolato la pasta che intanto ho cucinato, l’ho versata nella padella, e ho fatto saltare il tutto, aggiungendo un po’ di formaggio di fossa (no, questo ovviamente non era calabrese ;)) grattugiato.

La parata di culi grossi…

la trovi solo da McDonald’s!!!

Dopo due anni e mezzo dall’ultima volta, sono entrato in un McDonald’s. Non starò qui a spiegare il perchè, dato che le motivazioni sono nulle. Forse è stato il desiderio di verificare quella sensazione di dipendenza di cui si parlava in Supersize me.

Ad ogni modo, è stata l’occasione per fare una piccola, semplice, banale considerazione. Non sul cibo, chiaramente. Cosa dovremmo considerare?
La considerazione è stata sulle persone che ho trovato dentro: qualche turista straniero che trova un posto familiare, e sa quel che trova da mangiare (e nonostante questo ci entra!); qualche artista di strada (eufemismo); e tanti ragazzini, ma soprattutto ragazzine, appena usciti da scuola.

Ed è alle ragazze che escono da scuola ed entrano in un McDonald’s che voglio rivolgere questa mia riflessione: ora, potete fregarvene dell’effetto che quel “cibo” avrà sulle vostre arterie e sui vostri organi. Capisco se, alla vostra età, non vi interessate al problema. Ma fatelo almeno per il vostro appeal. Mangiare lì dentro vi fa venire un culo enorme! Non ho dubbi su quanto affermo, dopo aver verificato di persona che il 100% delle ragazze dentro al McDonald (in quei pochi minuti che mi sono serviti per inghiottire un BigMac, delle patatine fritte iper-salate e una cara vecchia Coca Cola ad arrotondare la quantità di calorie assorbite), da una postazione favorevole (ad una decina di metri di distanza da una scala che dal piano interrato – dove si mangia – conduce all’uscita), avevano tutte il culo grosso. Uno spettacolo indecoroso!

Ragazze, sveglia! Smettetela di imbottirvi di quello schifo. Che vi piaccia o meno, noi maschietti vi guardiamo il culo. E se mangiate da McDonald’s, ce ne accorgiamo subito. E giriamo lo sguardo altrove.

Mangiare a Lecce

Leggo con un po’ di stupore su gustoblog un post intitolato “mangiare a Lecce”, in cui Laura parla di una brutta esperienza al ristorante Picton, di Tonio Piceci. Non sono in grado di dire se si sia trattato di un episodio isolato o meno. Mi verrebbe da pensare di si.
Ad ogni modo, essendo io di Lecce, mi sembra doveroso contrapporre, ai due ristoranti “stroncati” da Laura, un paio di ristoranti che dovrebbero soddisfare anche i piu’ esigenti. Mangiare a Lecce, solitamente, è un piacere. I miei posti preferiti sono appunto questi due.
Il primo si chiama Alle due corti. Questo ristorante, apprezzato in tutto il mondo (con tanto di recensioni sul New York Times e Liberation, per intenderci), prepara ricette della tradizione salentina con sapienza. Oltre alle celeberrime orecchiette con le rape, consiglio senza alcun dubbio i ciceri e tria (pasta – di cui metà leggermente fritta in padella – con i ceci). Sui secondi, dipende molto dai gusti (se mangiate la carne di cavallo, dovete provare i pezzetti te cavallu). Resta sottinteso che tutto il menù è di qualità. Consiglio di prenotare. L’indirizzo è via Leonardo Prato, 42 – Lecce. Il numero di telefono 0832-242223.
L’altro posto che voglio suggerire è La corte dei pandolfi (mi diceva il proprietario che il sito è in costruzione. Prima o poi, sarà qui). Un po’ ristorante, un po’ enoteca e un po’ libreria, qui non troverete la cucina tipica salentina, ma una squisita selezione di formaggi e salumi accompagnati con gustose confetture, e piatti di carne assolutamente irresistibili. Da provare il controfiletto con l’estratto di fichi. Anche qui potrebbe essere meglio prenotare, soprattutto nel fine settimana. Il numero di telefono è 0832-332309. L’indirizzo: Piazzetta Orsini, Corte dei Pandolfi – Lecce.

Il mio ragù alla bolognese

Questa è una delle mie ricette più apprezzate. Ho imparato a fare un buon ragù nei tre anni in cui ho vissuto a Ferrara. Non corrisponde sicuramente, quindi, all’originale ragù alla bolognese, anche per le lievi modifiche che gli ho apportato nel tempo, ma leggendo ricette di ragù alla bolognese qua e là, mi sembra di poter dire che comunque non se ne distanzia poi troppo.

Credo che, in fondo, il trucco sia soprattutto uno: la lunga cottura. Io infatti lo tengo sul fuoco sempre almeno cinque ore. A volte di più, ma mai meno.

Vediamo dunque come procedo. Tenete comunque in considerazione che le dosi le misuro con lo spannometro 😉 Con il tempo, probabilmente, vi troverete a modificarla ulteriormente, sia per l’esperienza che si accumula, sia per un (eventuale) palato diverso. Insomma, questo non è il ragù alla bolognese originale duro e puro. Modificatelo a vostro piacimento. Capirete poi cosa può essere cambiato e cosa no (sulla durata della cottura sarò tenacemente testardo: almeno cinque ore!).

Tritare una carota, una cipolla, un gambo di sedano. Soffriggerli in una pentola (di solito uso pentole basse o padelle alte e grandi) con olio d’oliva extra vergine. Aggiungere mezzo kilo abbondante di carne macinata, meglio un mix di maiale e manzo (in giornata di ispirazione, va bene aggiungere anche una o due salsicce sbriciolate e/o delle fettine di pancetta ben tritate). Cuocere un po’ la carne e aggiungere un bicchiere o due di vino rosso (tendenzialmente lo stesso vino che berrete per accompagnare la pasta al ragù – perfetto un Chianti classico). Quando il vino è evaporato, aggiungere un po’ di passata di pomodoro (un po’ potrebbe corrispondere a 400 grammi circa) e un po’ d’acqua (un mezzo bicchiere, giusto per allungare un pochino la passata). Mescolare bene il tutto e abbassare la fiamma del fuoco.
A questo punto, inizia la lunga cottura. Aggiungete un paio di mestoli di brodo, girate un attimo il ragù, e lasciatelo cuocere lentamente. Ogni volta che sta per asciugarsi, aggiungere un paio di mestoli di brodo. Avanti così per qualche ora. In genere io faccio durare questa parte della cottura cinque ore, ma posso capire se alla quarta ora vi stancate 🙂 (prima no, non lo potrei accettare ;)).
Passate le ore di cottura, il vostro fantastico ragù è pronto per essere sacrificato su delle ottime tagliatelle all’uovo. Ma se prima volete aggiungere un po’ di burro va benissimo. Io solitamente preparo abbastanza ragù da farmelo durare un paio di giorni (con tutto il tempo che mi ci vuole! :)).
Ecco quindi che il burro lo metto solo in padella, quando salto il ragù (giusto la quantità che mi serve per condire il piatto) con le tagliatelle nella padella.
Non sono solito aggiungere formaggio, perchè il piatto è talmente saporito di suo che non ne ha bisogno, ma ovviamente avete carta bianca. De gustibus non disputandum est, no?
Servite accompagnando con un buon vino rosso di corpo.

Ciao Bartolo

La triste notizia risale a qualche giorno fa, in realta’.
Sabato 12 marzo è morto Bartolo Mascarello, straordinario personaggio del mondo enologico, difensore della tradizione (celebre la sua battaglia contro le barrique – come celebre il suo barolo con l’etichetta “No Barrique No Berlusconi” esposta in vetrina in occasione di un comizio di Forza Italia nel ’94).
Considerato il Patriarca del vino, Bartolo Mascarello ha contribuito a fare grande il Barolo.

Ciao Bartolo, ci mancherai.

No Barrique No Berlusconi