Tutti gli articoli di Ugo

Goodbye, Cecilia

gatto--140x180.jpgCorriere della Sera: “Roma: si uccide l’antropologa Gatto Trocchi.

Era diventata famosa per le sue battaglie condotte in tv su Rai e Mediaset contro le sette. Soffriva di depressione”

Ci mancherà , Cecilia. Ci mancherà il suo modo non pedante di controbattere alle scempiaggini televisive dei vari santoni, maghi, maghidonascimiento e vannemarchi varie, in nome di una spesso bistrattata razionalità .

Ricordo una recente puntata di Porta a Porta, dove si discuteva di astrologia. Non era difficile, in quel caso, prevalere dialetticamente su un certo Branko, che mirava solo a fare il piacione e ha ammesso subito che l’astrologia non è altro che un passatempo per casalinghe annoiate. Per non parlare di Flavia Vento, un vero pilastro della conoscenza.

Forse il suicidio non è altro che l’estremo gesto razionale. Rendersi conto, contro ogni innata pulsione e istinto di conservazione, che è proprio finita e trarne le dovute conseguenze. Forse.

The story behind the story that made wine history

Vi segnalo questo interessante articolo su SFGate che racconta la storia dell’unico giornalista che raccontò del famoso “Paris Tasting” del 1976.

‘Before the Paris tasting, the French could always say, terroir, terroir, terroir,’ says Mike Grgich, winemaker of the Napa Valley Chardonnay that finished first among white wines. ‘After the Paris tasting, we learned there are good soils everywhere — California, Australia, Chile.’

Io non conoscevo questa storia, ma devo dire che l’esito non mi stupisce:

“That is definitely California. It has no nose,” one judge said of a 1973 Batard Montrachet from Burgundy.

Raymond Oliver, described by Taber as the doyen of French culinary writers, exclaimed, “Ah, back to France!” as he happily sipped a Chardonnay from Napa Valley’s Freemark Abbey winery.

Tutto questo non fa che confermare la mia opinione che il terroir non esiste. Tutti questi nasi e palati sopraffini che, di fronte all’etichetta, pretendono di sapere distinguere persino il filare da cui proviene ogni bottiglia, se sottoposti ad una prova veramente alla cieca non sanno nemmeno distinguere la California dalla Francia.

In altri termini, il gusto di un vino è dato al 99% dalle tecniche di vinificazione, a parità di vitigno, e forse all’1% dal terroir.

E adesso bruciatemi pure 😉

(Via Accidental Hedonist.)

Tag your dinners

Se mangiate Web a pranzo e a cena saprete sicuramente cos’è un tag e che, ultimamente, se un servizio Web non ha un meccanismo di tagging è decisamente out.

Se invece non lo sapete e nemmeno sapete cosa vuol dire folksonomy, fatevi un giro su del.icio.us, Flickr o Technorati.

Quando l’avrete fatto e avrete, sperabilmente, capito di cosa si parla, potrete iniziare a mettere tag anche sui ristoranti che conoscete, usando Dinnerbuzz.

It’s a social guide to restaurants, bars, and coffee shops. When you post, your tags are shared with everyone. Tags make it easy to find places you might not have known about before. And since Dinnerbuzz enables you to filter tags locally, finding interesting places (and people) has never been quicker!

Peccato che per il momento sia U.S. only, ma se vi trovate da quelle parti potrebbe tornarvi utile. Il problema di tutti questi siti è che prima di diventare utili hanno bisogno di un grande numero di utenti, altrimenti la variazione dei termini usati come tag fa sì che ci sia molto rumore rispetto al segnale utile. Quindi penso che ci voglia ancora parecchio tempo prima che si possa vedere qualcosa del genere in Italia.

No al Patto della Pizza!

E bravo Aristide:

Della questione ne parla Paperogialloblog, il blog di Stefano Bonilli, anzi il blog del Gambero Rosso (da lui diretto). Bonilli, ospite della trasmissione insieme al presidente della Confcommercio, Sergio Billè, ci racconta in questo post dello “scellerato” Patto della Pizza, proposto da Bruno Vespa.
Ecco di cosa si tratta: “…fare due o tre giorni alla settimana, in tutte le pizzerie italiane, “Il Patto della Pizza” cioè una margherita più un bicchiere di birra o coca cola più un caffè a 7,50 euro. La proposta verrà fatta pubblicamente nel corso dell’assemblea della Confcommercio del 2 e 3 luglio.”
Ma che bella pensata consociativa!

Non potrei essere più d’accordo. A parte il fatto che trovo irritante ogni sistema di determinazione dei prezzi che non sia il libero mercato, avere la pizza calmierata a 7,50€ per due o tre giorni alla settimana servirà solo a fare sentire meglio i ristoratori che faranno prezzi ancora più alti il sabato e la domenica.

Lo ripeto, il mercato deve essere giudice unico e sovrano. Se il prezzo è troppo alto per un prodotto scadente, il mercato, che poi siamo noi, sceglierà un prodotto alternativo.

L’unica cosa sulla quale mi trovo in disaccordo con Aristide è il fatto che non mi piace la marinara ;).

Ristorante Chierico, Carbonara al Ticino

Questo albergo con annesso ristorante, dall’aspetto dimesso, in un sonnacchioso borgo alle porte di Pavia, ci ha riservato qualche piacevole sorpresa, a cominciare dal menu che propone piatti tipici del territorio con un pizzico di innovazione che non guasta.

Per finire con il prezzo, assolutamente abbordabile e trasparente: 20 euro per due portate, 25 euro per tre e 30 euro per una cena completa di antipasto, primo, secondo e dolce, bevande escluse. Vi assicuro che le portate sono abbondanti, per cui è tranquillamente possibile limitarsi a tre portate, in particolare se si opta per un classicissmo risotto con gli ossibuchi come portata principale.

Atmosfera familiare e rilassata, servizio adeguato e discreto.

Se ci è consentito un appunto, la qualità delle materie e la cura nella preparazione e nella presentazione dei piatti (cose che che non ti aspetteresti, dati i prezzi da agriturismo) meriterebbero una lista dei vini all’altezza, invece di costringere i clienti ad affidarsi ai consigli di un maitre non sempre ispirato.

Albergo Ticino Ristorante Chierico
27020 Carbonara Al Ticino (PV) – 14, VIA ROMA
tel: 0382 400477

Il futuro è dei feed

Purtroppo non ho potuto partecipare all’incontro di ieri Il blog si mangia? La mia prossima discesa a Roma è stata posticipata ai primi di luglio.

Mi accontento per ora del resoconto che ne ha fatto arma, del quale vorrei cogliere in particolare un aspetto:

Con i blog in aumento ai ritmi attuali il futuro non può che essere dei feed. Condivido la previsione.

I miei ritmi attuali sono di 356 feed aggregati dal mio aggregator, NetNewsWire (si lo so che è solo per Mac, ma cosa aspettate a comprarvene uno, che escano i modelli con CPU Intel? 😉 )

Il presente è già dei feed. Se non usate un aggregator siete out, sappiatelo. Soprattutto sappiate che se il vostro blog non fornisce un feed RSS siete più out della nonna del Corsaro Nero.

Repetita juvant …

Sideways

sideways.jpgCosì come arma, anch’io ho appena visto Sideways. Ah, la comodità di avere un Blockbuster davanti casa. Si finisce per non andare più al cinema e non sono convinto che sia una perdita.

Con arma concordo nel giudizio critico. Si tratta di una commedia agrodolce, un film semi on-the-road sull’amicizia maschile, con alcune scene veramente divertenti. Il vino è un pretesto, ma il modo in cui l’argomento viene trattato è assolutamente realistico. Di appassionati come Miles se ne possono trovare davvero tanti.

La mia scena preferita? Quella in cui Miles si intrufola in casa della cicciona per recuperare il portafoglio di Jack.

Il nuovo Digital Divide

Leggendo Seth Godin, ho trovato un possible spunto di discussione per il 9 giugno. Scrive Seth che il Digital Divide del nuovo millennio è basato più sulla scelta che sulle circostanze.

Alcuni milioni di persone hanno scelto di essere “quelli che hanno”. E questo oggi è importante perchè con sempre maggiore frequenza sono i blogger e le persone connesse che riescono ad avere influenza. E grazie alla crescente ubiquità della rete, diventano sempre più influenti.

The New Digital Divide
The Digerati The Left Behind
Uses Firefox Uses Internet Explorer
Knows who Doc Searlsis Already has a doctor, thanks very much
Uses RSS Reader RSS?
Has a blog Reads blogs (sometimes)
Reads BoingBoing (or Slashdot) Watches the Tonight Show
Bored with Flickr Flickr?
Gets news from Google Gets news from Peter Jennings

Potremmo adattare la tabella alla situazione italiana in questo modo:

The New Digital Divide
The Digerati The Left Behind
Usa Firefox Usa Internet Explorer
Sa chi &egrave: Doc Searls Guarda sempre “Un medico in famiglia”
Usa un RSS Reader RSS?
Ha un blog Legge www.gazzetta.it
Legge BoingBoing (o Slashdot) Guarda “Porta a Porta”
Annoiato da Flickr Organizza proiezioni di diapositive delle vacanze per gli amici
Ottine le notizie Google Ottiene le notizie da Emilio Fede

E voi da che parte state?

Abbasso gli OGM!

Avendo preso in passato (qui, qui e qui) una posizione scettica nei confronti delle paure irrazionali scatenate dalla diffusione degli OGM, mi sembra corretto rilevare una notizia che sembra invece confermare certe paure.

Corriere della Sera – «Danni ai topi nutriti con gli Ogm»: “Reni più piccoli del normale, anomalie nel sangue che fanno pensare a un serio attacco al sistema immunitario, possibilmente a un tumore. È la prova che alcuni alimenti geneticamente modificati (Ogm) possono a lungo termine essere nocivi all’organismo? Se lo chiede il giornale britannico «Independent on Sunday» pubblicando stralci di un rapporto segreto preparato per il gruppo Monsanto su un tipo di mais ogm che potrebbe presto essere introdotto sul mercato europeo.”

Non che ci sia niente di conclusivo nel rapporto citato. Comunque un dato in più in base al quale ognuno puù trarre le conclusioni che ritiene più opportune.