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Donne chef, i segreti delle cuoche rosa

Cuochintesta lancia la sezione “Donne chef”: la cucina al femminile si fa strada.

In Italia contiamo un numero preponderante di uomini alla guida delle cucine più recensite, tuttavia le donne stanno crescendo in qualità e numero. Cosa le differenzia dai loro colleghi maschi? Cuochintesta, il portale dedicato agli chef emergenti, intitola una sezione speciale tutta dedicata alla cucina al femminile, per valorizzare un lavoro che anche ad alti livelli si tinge di rosa.

Le prime tre donne ad inaugurare le sezione sono Agata Parisella, Maura Gosio e Loredana Vescovi. Sono donne che mostrano sicurezza, equilibrio e sono in grado di conciliare famiglia e lavoro, ottenendo grandi meriti, come le ambite stelle Michelin. Cuochintesta le ha intervistate, per capire le differenze nel modo si lavorare tra uomo e donna davanti ai fornelli.

Dalle donne emerge anzitutto un rapporto emozionale con la cucina, con una particolare inclinazione a cercare l’armonia di sapori, senza mai trascurare la delicatezza al palato. Oltre a una grande cura del particolare, dal punto di vista organizzativo ed estetico.

Per esempio, Agata Parisella (di Agata e Romeo, Roma) predilige una mano leggera, fatta di sapori delicati che evitano gli eccessi e che siano facilmente digeribili. Poi ci spiega: “Un tempo si supponeva che l’uomo avesse più polso per gestire la brigata in albergo, quindi lo chef veniva visto come figura prettamente maschile. In realtà le cuoche erano tantissime perché la donna ha sempre gestito la cucina. Ma da diversi anni qualcosa è cambiato, ci sono diverse donne che gesticono catene di alberghi in tutto il mondo. Credo che le donne abbiano una capacità organizzativa più razionale.” Agata continua una tradizione che vede alla guida del ristorante di famiglia uno chef sempre al femminile.

Secondo Maura Gosio (de La Piazzetta, Ferno) il tocco femminile si traduce in un grande equilibrio di sapori e forme: “Credo che la donna sia più delicata e abbia una maggiore inclinazione per i sapori di casa, mentre l’uomo è più tecnico, più attento a sperimentare le procedure”.

Cuochintesta è un progetto dedicato a giovani chef italiani che operano in Italia e nel mondo. Punto di partenza è il portale www.cuochintesta.it, vera community sul mondo della ristorazione dove trovare le interviste ai cuochi, con l’obiettivo di raccontarne in modo diretto esperienze e filosofia attraverso il punto di vista dei veri protagonisti della cucina d’autore. Sono presenti inoltre una rassegna stampa sempre aggiornata sul settore, ricette classiche e firmate. Naturale sviluppo del portale sono gli eventi, per comunicare in modo diretto la cucina di qualità.

L’aspartame è cancerogeno

Un recente studio (qui l’abstract) sulle caratteristiche cancerogene del prodotto più usato come dolcificante, l’aspartame, ha dimostrato senz’ombra di dubbio come si tratti di una tossina mortale. Ed ancora una volta gli insider dell’industria hanno fatto tutto il possibile per non far giungere questo tipo di notizie al pubblico. Basti considerare che la FDA non aveva inizialmente approvato l’uso dell’aspartame, ma poi Reagan fece in modo che il giudizio cambiasse (e non certo per motivi scientifici).

Per chi volesse leggere di più sull’argomento, segnalo quest’ottimo articolo.

Se lo studio dimostra che l’aspartame è cancerogeno, la vicenda ci dimostra anche che gli organi che dovrebbero tutelare i consumatori non sempre si comportano come ci aspetteremmo.

Ma questa vicenda ci dovrebbe anche spingere a leggere di più e più attentamente le etichette dei prodotti che acquistiamo. Potreste rimanere sorpresi da quanti di questi contengono proprio l’aspartame.

Fragole, fragole, fragole! (Risotto fragole e champagne)

Finalmente sono arrivate! La pianta piu’ sexy che esista! 😀
Il frutto ci e’ stato portato dalle Americhe e l’ironia della sorte ha voluto che la varieta’ che oggi mangiamo, la Fragaria, sia un ibridazione europea compiuta per sopperire a un errore abbastanza grottesco : coloro i quali le introdussero in Europa, portarono dal Sud America solo piante femmine, e cosi’ gli ortocultori europei, per ottenerne frutti e semi, furono costretti a incrociarle con piante nordamericane!
Di solito la si mangia nei dolci, nella macedonia di frutta o da sola a fine pasto (assolutamente da provare con un po’ di aceto balsamico tradizionale di Modena), ma oggi ve la voglio proporre cosi’ come non l’avete mai conosciuta e come mai ve la aspettereste: come primo 🙂

Risotto alle fragole e champagne con riduzione al pepe bianco
Una ricetta molto sensuale, maliziosa e adatta a cene intime … a lume di candela … a buon intenditor … 😉

Ingredienti
Per 2 persone:

  • una cipolla
  • una carota grande
  • una costa di sedano
  • 150g di burro
  • due tazzine di riso arborio
  • mezza bottiglia di champagne (leggi in fondo per alcuni dettagli)
  • 400g di fragole
  • mezza bottiglia di vino rosso
  • una piccola manciata di bacche di ginepro
  • una generosa manciata di grani di pepe bianco di qualita’ (suggerisco il pepe bianco del Sarawak)
  • sale
  • Parmigiano Reggiano DOP
  • qualche fogliolina di menta per la presentazione

Prepariamo un brodo vegetale molto leggero mettendo a bollire in acqua poco salata mezza cipolla, una carota sbucciata e una costa di sedano.
Tagliamo le fragole a spicchi, tenendone due a parte per la presentazione.
Facciamo sciogliere 50g di burro in una pentola antiaderente e facciamoci imbiondire la rimanente cipolla tagliata finemente. Quando sara’ leggermente dorata aggiungiamo il riso e facciamolo tostare a fiamma alta. Importante ricordare che piu’ la cipolla diventa gialla, e piu’ ne percepiremo il sapore, percio’, essendo questo piatto particolarmente delicato, cio’ che non vogliamo e’ percepire un forte sapore di cipolla.
Aggiungiamo un bicchiere di champagne e facciamo sfumare.
Abbassiamo la fiamma e facciamo cuocere il riso molto lentamente, irrorando con il brodo vegetale di tanto in tanto, quando il riso diventa troppo asciutto.
Nel frattempo prepariamo la riduzione mettendo il vino rosso in una pentola a fuoco medio/basso assieme al ginepro e al pepe bianco. Non fate fiammare il vino, ma fatelo lentamente bollire e ridurre: la riduzione avra’ un odore fortemente speziato la cui nota dominante sara’ il pepe bianco e una consistenza densa.
A cottura quasi ultimata, aggiungiamo al riso il resto dello champagne e le fragole.
Quando il riso sara’ cotto al dente, aggiungiamo il rimanente burro, il parmigiano, mescoliamo, spegnamo il fuoco e lasciamolo mantecare a coperchio chiuso per un paio di minuti.
Serviamolo caldo, versandovi sopra la riduzione in maniera coreografica, guarnendo con una fragola fresca e un po’ di foglioline di menta.

Possiamo variare questa ricetta e renderla un po’ piu’ economica sostituendo lo champagne con un altro bianco secco, purche’ ci siano le bollicine 😉
Suggerirei un Cartizze di Valdobbiadene Brut, il quale verra’ anche servito da bere.
Per quanto riguarda lo champagne, essendo questo argomento troppo vasto per essere trattato a pie’ di questo post, mi affido alla fantasia e alla competenza del lettore per la scelta del piu’ appropriato, o magari a un post piu’ dettagliato, ma mi permetto di suggerire, vogliate perdonare la sbrigativita’ e la presunzione, la ricerca di produttori meno noti rispetto ai mostri sacri dello champagne i quali, di recente, si stanno dedicando piu’ alla quantita’.
Sia che scegliate di utilizzare lo champagne, sia che scegliate un altro vino, tenete presente che, nella cottura, andranno perse molte delle sue caratteristiche, percio’, utilizzate per la cottura una annata inferiore o una versione meno complessa e mantenete le annate importanti o le cru’ particolari dello stesso vino utilizzato per la cottura per essere bevute a tavola, dove potrete davvero apprezzarle.

Pancetta o guanciale?

Troppo spesso si sente parlare, in particolar modo nelle ricette, di pancetta e guanciale come se fossero la stessa cosa. Eppure, pancetta e guanciale sono due tagli ben diversi: come dicono anche i loro nomi, infatti, la pancetta viene ricavata dall’addome mentre il guanciale viene ricavato dalla guancia.

L’amatriciana e la carbonara, ad esempio, vogliono il guanciale. Intendiamoci: liberi di usare la pancetta, ma cambia la ricetta, e quindi il nome da dare al piatto.

A volte, però, trovare il guanciale è complicato, mentre la pancetta è più facilmente reperibile. In questi casi, se possibile, cerchiamo quanto meno di rimediare la pancetta tesa, che, con il suo sapore dolce e profumato, si avvicina al guanciale più degli altri tipi di pancetta.

Ficazza di tonno

Nota anche come sasizzella, la ficazza di tonno è un salame tipico della Sicilia, più precisamente della provincia di Trapani e dell’isola di Favignana.

La ficazza viene preparata con la parte del tonno che, dopo la sfilettatura, resta attaccata alla lisca. Separata con cura, la carne del tonno viene poi macinata e condita con sale e pepe, ed insaccata nel budello, proprio come un classico salame di carne. Dopo una pressatura che dura circa tre settimane, la ficazza di tonno viene messa ad asciugare in ambiente arieggiato.

Tipicamente, la ficazza di tonno viene consumata tagliata a fette e condita con olio e limone.

Sasaka

Preparato con lardo di suino, petto d’oca affumicato e ciccioli di oca, è un prodotto tradizionale del Canal del Ferro, al confine tra Carnia, Carinzia e Slovenia.
La sasaka viene prodotta macinando il maiale, che viene prima marinato con sale, pepe e vino bianco per una settimana e poi affumicato, insieme al petto d’oca e ai ciccioli. Questo preparato viene lavorato a lungo finché non si ottiene un impasto morbido e cremoso.
Il modo migliore per consumare la sasaka è senza dubbio quello di spalmarlo sul pane, meglio se leggermente tostato.

Il pesce: un valido aiuto alla dieta quotidiana

I fabbisogni nutritivi di sali minerali e proteine possono essere efficacemente soddisfatti tramite il pesce.
Impropriamente viene definito “pesce” tutto ciò che viene dal mare, ma è indispensabile differenziarne i diversi tipi, catalogandoli invece sotto la voce di “prodotti ittici”.
Tra questi prodotti troviamo il pesce, i frutti di mare e i crostacei.
Le varietà disponibili sono molteplici, alcune anche molto costose, ma in generale tutti i tipi di pesce, anche i meno nobili, hanno proprietà dietetiche molto apprezzabili ed utili.
Principalmente tutti i generi di pesce hanno un elavato contenuto proteico ad alto valore nutrizionale, intorno al 20% delle calorie, simile a quello della carne, costituendone quindi una valida alternativa.
La quantità di grassi è invece variabile, dal 0.3% a circa il 24%, ma a differenza della carne prevalgono i grassi polinsaturi e gli Omega 3, che riducono i trigliceridi ed aiutano il normale funzionamento della circolazione, prevenendone l’invecchiamento.
Grazie alla sua elevata digeribilità (più nel pesce d’acqua dolce che in quello di mare), allo iodio e alle sue utilissime vitamine liposolubili, il pesce è un alimento che dovrebbe integrare la dieta quotidiana con una frequenza di almeno 3 volte a settimana.
E’ infatti accertato che un consumo frequente e regolare di pesce aiuti svariati aspetti della salute: favorisce i corretti funzionamenti ormonali (in particolare quelli della tiroide), aiuta il corretto sviluppo del feto in gravidanza, protegge da malattie dell’apparato circolatorio e cardiache, interviene nella riduzione dei valori del colesterolo.
Possiamo dunque scegliere tra:

  • pesce azzurro (gustoso, leggero e di semplice utilizzo in cucina)
  • pesci a carne magra (merluzzo, spigola, trota, calamari, polpi, seppie, sogliola, orata);
  • pesci a carne grassa (pesce spada, tonno, anguilla, capitone, salmone)
  • molluschi e crostacei (ricchi di calcio, magnesio, cloruro di sodio e iodio);
  • frutti di mare (saporiti e utilissimi in cucina).

In ogni caso, il pesce deve necessariamente essere acquistato fresco, o in alternativa congelato, ma comunque di certa provenienza. Il pesce fresco ha un sottile odore di mare, l’occhio limpido, le squame ben lucide e le branchie di un rosso vivo; i molluschi e i crostacei devono essere acquistati ancora vivi, fino alla cottura; i frutti di mare devono avere la conchiglia lucida, devono rimanere chiusi fino al momento della cottura, devono essere accompagnati dal bollo sanitario ed hanno bisogno di una accurata pulizia prima di essere consumati.

Autore: Marzia, da “Le ricette di Etta”, sito di ricette con valori nutrizionali
Fonte: Articolista

Cesti regalo

Manca meno di un mese a Natale, ed è oramai tempo di preoccuparsi dei regali. Innumerevoli sono le scelte, si sa. Ma in un blog enogastronomico come questo, non posso che parlare di cesti regalo per Natale.
Come molti di voi sanno, mi occupo di vendita di prodotti tipici, ma non ho mai voluto scrivere post “auto promozionali”, e non ho intenzione di iniziare oggi.
Voglio parlare invece delle ceste natalizie di Everywine.biz, uno degli e-commerce di vini più importanti d’Italia.
Se decido di parlare delle loro idee regalo per questo Natale, non è per l’amicizia che mi lega ad Angelo. Certamente, grazie a quella ho avuto modo di conoscere meglio Everywine.biz rispetto ad altri e-commerce concorrenti. Ma se mi sento tranquillamente di raccomandarli è perchè so per certo che si tratta di persone che fanno il loro lavoro con molta passione e competenza. È quindi per me un vero piacere segnalare le ceste di Natale che Everywine.biz ha preparato per voi.
Giustamente, Everywine.biz propone diversi cesti, a seconda di quanto uno vuole spendere. E così, si va dal cesto più semplice (contenente un panettone delle Tre Marie ed una bottiglia di Asti spumante) a quello più completo, contenente un sacco di prelibatezze, dal Cioccolato Fondente Mangarò al Whisky, dal Barolo ai cioccolatini.
In mezzo, ovviamente, ci sono altre scelte. E tra i vari cesti di Natale offerti da Everywine.biz, trovate sempre ottimi prodotti gastronomici (penso alle lenticchie di Colfiorito o al torrone friabile, ad esempio). Sui vini, invece, non c’è bisogno di dire nulla. Everywine.biz è già una garanzia di per sè.
Potete consultare tutti i cesti di Natale di Everywine.biz a questa pagina.

La conserva di pomodoro

Questo periodo mi fa venire in mente quando da bambina mia mamma metteva tutta la famiglia al lavoro per fare la conserva di pomodoro.
Una giornata intera dedicata a lavare, tagliare, passare e imbottigliare i pomodori.

Noi bambini ci divertivamo molto a sporcarci di rosso, mentre per gli adulti era proprio una faticaccia, mitigata dal pensiero di poter gustare la salsa di pomodoro in tutto il suo profumo e sapore anche in inverno.

Mi chiedo se qualcuno la faccia ancora….