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Intervista a Davide Piva: uno chef 2.0

Come nasce e cosa fa uno chef web 2.0?

Beh nasce da un bisogno: quello di comunicare, esigenza sempre più avvertita anche da quelle realtà che fino a poco tempo fa potevano contare prevalentemente sul passaparola e imperante nel mondo della ristorazione e dell’enogastronomia.

Cosa fa è presto detto: scrive, fotografa, posta sui social, aggiorna il sito e promuove il proprio regno -la cucina- ogni giorno in modo nuovo ed accattivante.

Certo, è vero che sempre più ristoranti affidando il proprio marketing a professionisti esterni qualificati -per fortuna- ma è innegabile che quando in cucina c’è un cuoco web 2.0 ad offrire il proprio contributo il successo è garantito: l’autenticità e la forza della sua comunicazione non hanno paragoni.

Davide Piva è da 10 anni lo chef di Locanda Le Muse, storico e apprezzato ristorante di San Bonifacio (VR), ai piedi delle colline veronesi.

Davide è a tutti gli effetti un cuoco web 2.0: nella sua cucina trovetere padelle, mestoli, coltelli vicini a macchina fotografica e pc sempre collegato in rete.

Come ha vissuto e vive ogni giorno questo doppio ruolo ce lo spiega lui stesso…

– Cominciamo dall’inizio Davide, una domanda scontata: come nasce il desiderio di diventare cuoco?

Una convinzione che mi ha accompagnato fin da piccolissimo. Ad una festa di carnevale a 5 anni mi travestii da cuoco…un caso? Non so. Quello che è certo è che il contatto con la materia prima e la voglia di dar vita a nuovi sapori mi ha accompagnato fin da piccolo.

-Com’è cambiato negli ultimi anni il tuo lavoro alle Muse e come sei diventato un cuoco web 2.0?

Nel 2000 quando sono approdato a “Le muse” la presenza del cuoco non andava oltre i fornelli. Cucinare bene bastava. Già nel 2001 “Le muse” aveva un proprio sito internet. Qualche anno dopo, una profonda ristrutturazione della struttura e dello standard dei servizi offerti ha fatto emergere la necessità di comunicare con più efficacia. E’ qui che probabilmente nasce il cuoco web 2.0! La passione per il PC e la voglia di valorizzare il mio lavoro mi hanno fatto maturare l’idea di un sito che mi consentisse di essere libero nella gestione dei contenuti. Una newsletter che mi permettesse di raggiungere i clienti con le novità dalla mia cucina. Una presenza costante sui social network per raggiungere, dapprima i giovani, ora un popolo molto vario che usa quotidianamente questo strumento.

– Ti saresti immaginato questi mutamenti qualche anno fa?

Che internet fosse una piattaforma importante per la comunicazione lo si intuiva già anni fa. Quello che non immaginavo era di esserne così direttamente coinvolto. Mi ha turbato un po’ inizialmente tradire il grande amore per la cucina con il web. Ora ho raggiunto la consapevolezza che sia l’abbattitore che il PC sono ugualmente parte del mio lavoro.

– Sei attivissimo su facebook e su twitter, ogni mese posti una ricetta nuova sul sito, segui la newsletter e hai sempre mille idee da realizzare per conquistare anche i clienti più esigenti: che cosa cerchi di trasmettere ai tuoi clienti?

Cultura del cibo. Un concetto complesso da spiegare ma che risiede nella nostra natura. La praticità, la fretta, la pigrizia ne inibiscono l’utilizzo. Risvegliare i 5 sensi delle persone ed educarli a conoscere ciò che è buono. I miei clienti spesso mi chiedono dei consigli su come lavorare al meglio un prodotto, in quale stagione o periodo acquistarlo. Usare facebook e twitter mi consente di coltivare questo legame anche nei momenti  in cui il cliente non è seduto al mio tavolo. Non dà ultimo promuovere alcune mie particolari iniziative come Last menu week end, una sorta di saldo sul menu della stagione uscente.

– Quali ingredienti rendono oggi un ristorante vincente, qual è la ricetta perfetta?

Materia prima, lavorazione, comunicazione, freschezza, sorriso. Un sesto ingrediente è la flessibilità che fa di questa lista una vera ricetta. Vi sono mille alternative, più economiche, per chi necessita solo di cibarsi. Chi sceglie il ristorante, oggi, vuole di più e chi opera nel nostro settore deve comprendere l’esigenza di questa svolta.

 

 – Carla ed Emanuele Cederle sono i proprietari e gestori de Le Muse: ti hanno sempre appoggiato?

SI! E’ chiaro che, per età e coinvolgimento,  il cuoco web 2.0 sia io, ma è altrettanto evidente il loro supporto, direi complicità. Una collaborazione che dura da 12 anni  segnata da progetti, fatiche e successi ugualmente condivisi. La flessibilità di cui ti parlavo prima non si compra al mercato ma scaturisce in modo naturale da un team affiatato e con obiettivi comuni.

 

 

Ringrazio Davide e mi trattengo ancora un po’ nella sua cucina, accogliente, aperta e viva come il suo chef, satura di un entusiasmo che trascende il lavoro e parla invece di emozioni.

 

 

Roberta Zantedeschi

Ethica Sas

Su Velenitaly e le reazioni

Io capisco le forti critiche che vengono rivolte da moltissime parti (*) alla copertina de L’Espresso sul vino avvelenato. Però mi pare che ci si stia concentrando soprattutto su chi ha portato a galla i crimini e non su chi questi crimini li ha commessi.

E francamente questo mi pare un po’ troppo.

Oppure è tutta una bufala? E in realtà la truffa è stata “solo” quella di annacquare e zuccherare un po’ il vino? Non che questo vada bene, intendiamoci, ma certo non è un vino annacquato a nuocere gravemente alla salute

Chi scrive ha già criticato (in tutt’altra occasione) i titoli ad effetto dei giornali. Quindi posso pure essere d’accordo con il criticare il modo in cui è stata presentata l’inchiesta. Ma – se c’è rischio per la salute, cosa che ancora non sono riuscito a capire – l’alternativa qual era? Un trafiletto nascosto in qualche pagina interna? Il silenzio?

Non dimentichiamoci che qui si sta parlando della salute delle persone… Oppure no? Insomma, aiutatemi a capire.

* alcuni link:
marketing del vino
vino al vino
frittomisto

Relazioni mal condotte, nel settore enogastronomico

Mi capita spesso di fare recensioni spontanee. Assaggio un cetriolino, bevo un vino, trascorro la serata in un locale.

Se qualcosa m’ha attratto, non faccio mai recensioni con giudizi negativi, scrivo qualcosa su uno dei blog sui quali opero. Una foto, l’impressione positiva che ne ho provato, qualche considerazione.

Quando pubblico, invio una email al produttore dell’articolo o allo staff del locale, per chiedere eventuali correzioni se sono stato impreciso su qualche dato, un commento, se lo vogliono.

Risposta?
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Una cucina in azienda

WOW! In azienda abbiamo deciso di approntare una cucina nella tavernetta che abbiamo sotto gli uffici.
Cucinare tutti i giorni sarà impossibile perché siamo sempre in giro, impegnati nei nostri progetti coi motori di ricerca, però almeno un paio di volte a settimana abbiamo previsto di prepararci qualcosa.

Ovviamente sono stato eletto all’unanimità cuoco del gruppo, ma devo dire che la cosa mi piace 🙂
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Perché ti piace cucinare?

A volte mi pongono questa domanda. Perché ti piace cucinare? Che ci trovi di divertente? Devo dire che me lo sono chiesto spesso anch’io e la risposta non è semplice.

Non mi ricordo come ho iniziato. Forse per necessità, visto che nella fase giovanile ho abitato con mio padre e mio fratello ed ovviamente, essendo il maggiore, qualcosa bisognava pur preparare.
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Ricominciamo – part 2

Un altro paio di comunicazioni, già che sono in vena…

La prima di natura più tecnica: nello spostare il database di Di vino & cibo, ho fatto una discreta ca**ta (di cui vi risparmio i dettagli più scabrosi – nonchè noiosi). Il risultato è che i vari post hanno alcuni caratteri (fondamentalmente le lettere accentate e i doppi apici) illeggibili. Con un lavoro certosino, da bravo manovale del “uebb”, ne ho sistemati un bel po’. I post più sono ancora lì a chiedere giustizia. Prima o poi… 🙂 (O magari ripristino un vecchio dump, magari con i post di Elisa :P).
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Ricominciamo

Adriano Pappalardo non c’entra. Semplicemente abbiamo deciso di riprendere in mano questo blog.

Un po’ di informazioni sparse:

1) i piu’ attenti di voi hanno notato che su questo blog sono spariti, un po’ di tempo fa, tutti i post che aveva scritto Elisa. Ai malpensanti dico “no, non c’è stata nessuna epurazione”. Semplicemente Elisa ha deciso, un bel giorno, di fare una cosa innovativa rispetto al solito “scrivere post”: cancellarli tutti.
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