Vi segnalo questo interessante articolo su SFGate che racconta la storia dell’unico giornalista che raccontò del famoso “Paris Tasting” del 1976.
‘Before the Paris tasting, the French could always say, terroir, terroir, terroir,’ says Mike Grgich, winemaker of the Napa Valley Chardonnay that finished first among white wines. ‘After the Paris tasting, we learned there are good soils everywhere — California, Australia, Chile.’
Io non conoscevo questa storia, ma devo dire che l’esito non mi stupisce:
“That is definitely California. It has no nose,” one judge said of a 1973 Batard Montrachet from Burgundy.
Raymond Oliver, described by Taber as the doyen of French culinary writers, exclaimed, “Ah, back to France!” as he happily sipped a Chardonnay from Napa Valley’s Freemark Abbey winery.
Tutto questo non fa che confermare la mia opinione che il terroir non esiste. Tutti questi nasi e palati sopraffini che, di fronte all’etichetta, pretendono di sapere distinguere persino il filare da cui proviene ogni bottiglia, se sottoposti ad una prova veramente alla cieca non sanno nemmeno distinguere la California dalla Francia.
In altri termini, il gusto di un vino è dato al 99% dalle tecniche di vinificazione, a parità di vitigno, e forse all’1% dal terroir.
E adesso bruciatemi pure 😉
(Via Accidental Hedonist.)