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La mortandela della Val di Non

La mortandèla della Val di Non (presidio Slow Food) è un salume artigianale di suino di lunga tradizione. Al giorno d’oggi i produttori continuano a preparare questa specialità come da tradizione, anche se trovare maiali pesanti e buoni allevati con alimenti naturali è sempre più difficile.

La mortandèla viene prodotta usando diverse parti del maiale, disossando la carne, eliminando grasso e nervi e macinando il tutto. Il preparato viene conciato con sale, pepe e pimento. Con l’impasto lavorato a mano vengono poi fatte delle polpette di medie dimensioni (stanno nel palmo di una mano) che vengono disposte su tavole di legno ricoperte di farina di grano saraceno per 12 ore per una prima asciugatura.
Le mortandèle vengono poi messe ad affumicare (ad una temperatura di 25°) per alcune ore in modo da conferire loro un gusto davvero inconfondibile. Dopo di che, è il turno della stagionatura, che invero è molto breve: una settimana è sufficiente, anche se un mese di affumicatura è consigliabile.

La mortandèla è, quindi, un prodotto sostanzialmente fresco, con un gusto pieno, dove le spezie si fanno sentire al punto giusto, senza esagerazione. Può essere consumata cruda oppure cotta, in questo caso accompagnata da patate (anche a purè) o polenta.

p.s. ovviamente, la mortandèla non ha nulla a che fare con la mortadella!

Salama da sugo

La salama da sugo è uno dei preparati più famosi e consumati a Ferrara. La salama da sugo è un insaccato fatto con coppa di collo, pancetta, lardo di gola, fegato e lingua di suini. Questo impasto viene conciato con sale, pepe e vino rosso (a volte anche con cannella, noce moscata e chiodi di garofano). Insaccata nella vescica, la salama da sugo viene legata con lo spago e stagionata in locali bui e isolati termicamente per un periodo di sei/nove mesi (una volta la stagionatura durava anche due anni: ah, la fretta dei tempi moderni…).

Questo insaccato va cotto a lungo per poter essere gustato. Mettete la salama in un sacchetto da cottura, immergetela in una pentola capiente piena d’acqua fredda, legandola ad un mestolo da appoggiare sui bordi della pentola in modo da evitare che la salama da sugo sia a contatto con il fondo della pentola e cuocete per diverse ore (diciamo cinque o sei ore) a fuoco medio.

Dato il suo gusto estremamente intenso, viene sempre accompagnata da purè di patate. Accompagnate con abbondante vino rosso e preparatevi per una lenta digestione 😉

Salam d’la duja

Questo tipico salume piemontese si ottiene con un trito misto di carni scelte e magre (spalla, coppa e ritagli di coscia) e di grasso di lardo o pancetta. Viene conciato con sale, pepe, aglio e Barbera. Viene poi insaccato in budello di manzo o vitello e fatto asciugare per tre giorni in luoghi freschi e ventilati. A questo punto gli insaccati vengono introdotti nella duja, un grande orcio di terracotta. Il salame viene poi ricoperto da strutto fuso che raffreddandosi si solidifica e conserva il salam d’la duja dall’ossidazione. La stagionatura dura da tre mesi ad un anno. Più lunga è la conservazione sotto grasso e più morbido e piccante risulterà il prodotto finale.

Trovare il salam d’la duja non è facile, nelle botteghe alimentari della nostra penisola. Ma sicuramente riuscirete a trovare un negozio online che ve la può comodamente recapitare a casa.

Sasaka

Preparato con lardo di suino, petto d’oca affumicato e ciccioli di oca, è un prodotto tradizionale del Canal del Ferro, al confine tra Carnia, Carinzia e Slovenia.
La sasaka viene prodotta macinando il maiale, che viene prima marinato con sale, pepe e vino bianco per una settimana e poi affumicato, insieme al petto d’oca e ai ciccioli. Questo preparato viene lavorato a lungo finché non si ottiene un impasto morbido e cremoso.
Il modo migliore per consumare la sasaka è senza dubbio quello di spalmarlo sul pane, meglio se leggermente tostato.

The Culatello Files

culatello.jpg Molto interessante questo post sul culatello trovato su Il Forno che, a dispetto del nome, è un blog in inglese, ma di un innamorato dell’Italia e del suo cibo.

Il Forno: Al Vedel, Part I: The Culatello Files.: “Thanks to the choice of meat, its preparation and its aging, first in dry then moist rooms, Culatello is a deliciously mellow, sweet yet aromatic cured meat. It’s usually aged 12 to 14 months minimum but older Culatelli are for my taste even more seducing. Add to this the fact that to make a Culatello you have to waste a Prosciutto, and you’ll have a further economic reason to name this salume as ‘the king’.”

Traduzione: “Grazie alla scelta della carne, alla sua preparazione e invecchiamento, prima in sale secche e poi umide, il culatello è un salume deliziosamente morbido, dolce e tuttavia aromatico. Viene solitamente invecchiato per un minimo di 12-14 mesi, ma il culatelli più vecchi sono molto più seducenti per al mio palato. Aggiungete a questo il fatto che per fare un culatello dovete sprecare un prosciutto e avrete un ulteriore motivo economico per chiamare questo salume ‘il re’.”

Per la precisione, aggiungerei, rispetto agli aromi citati nell’articolo (sale, pepe macinato grossolanamente, aglio e vino) anche coriandolo e paprika dolce.

For the sake of completeness, I will add coriander and sweet paprika to the flavors quoted in the article: Salt, crushed pepper, garlic and wine.

Correzione: Alberto e Ore (vedi i commenti) hanno ragione. Alcune aziende usano altre spezie nel culatello, ma non in quello DOP.