Tutti gli articoli di Stefano

La mortandela della Val di Non

La mortandèla della Val di Non (presidio Slow Food) è un salume artigianale di suino di lunga tradizione. Al giorno d’oggi i produttori continuano a preparare questa specialità come da tradizione, anche se trovare maiali pesanti e buoni allevati con alimenti naturali è sempre più difficile.

La mortandèla viene prodotta usando diverse parti del maiale, disossando la carne, eliminando grasso e nervi e macinando il tutto. Il preparato viene conciato con sale, pepe e pimento. Con l’impasto lavorato a mano vengono poi fatte delle polpette di medie dimensioni (stanno nel palmo di una mano) che vengono disposte su tavole di legno ricoperte di farina di grano saraceno per 12 ore per una prima asciugatura.
Le mortandèle vengono poi messe ad affumicare (ad una temperatura di 25°) per alcune ore in modo da conferire loro un gusto davvero inconfondibile. Dopo di che, è il turno della stagionatura, che invero è molto breve: una settimana è sufficiente, anche se un mese di affumicatura è consigliabile.

La mortandèla è, quindi, un prodotto sostanzialmente fresco, con un gusto pieno, dove le spezie si fanno sentire al punto giusto, senza esagerazione. Può essere consumata cruda oppure cotta, in questo caso accompagnata da patate (anche a purè) o polenta.

p.s. ovviamente, la mortandèla non ha nulla a che fare con la mortadella!

Brunellopoli e la facile soluzione al problema

Il disciplinare di produzione del Brunello di Montalcino prevede (tra gli altri) questi requisiti:

  • Zona di produzione: Comune di Montalcino
  • Vitigno: Sangiovese (denominato, a Montalcino, “Brunello”)

Brunellopoli (e come altro, sennò?) è il termine giornalistico dato all’indagine in corso sul Brunello di Montalcino che tanto Brunello di Montalcino non è, dato che alcune (poche, l’1% pare, ma famose anche per i meno esperti come il sottoscritto) aziende produttrici non usavano esclusivamente sangiovese (e forse neanche proveniente dal comune di Montalcino). Il reato in questione, per la cronaca, è “frode in commercio e falso in atto pubblico”.

La cosa bizzarra (ripeto, non sono esperto: ecco perché uso questo termine, anche se a me per primo sembra un eufemismo) è che ora la soluzione al problema è quella di cambiare il disciplinare di produzione (!!).

Non mi dilungo troppo sulla cosa e rimando a chimilioni di volte più competente di me in materia – ne ha già parlato diffusamente (anche) qui e qui.

Io posso solo dire che questa soluzione mi ha fatto subito venire in mente una battuta (in tutt’altro contesto) di Corrado Guzzanti:

Se i partiti non rappresentano più gli elettori, cambiamoli questi benedetti elettori!

Il problema, però, è che nel caso del Brunello non si tratta di una battuta

Update: Soldera mette il veto statuario ad eventuali decisioni sul disciplinare. Evviva Soldera!

Fast food, German-style

Alla faccia dell’automazione! In un ristorante di Norimberga è stato implementato un sistema che permette di ordinare il pranzo tramite un touch screen e ricevere il cibo direttamente dalla cucina, attraverso un sistema di rotaie. Difficile da spiegare, fate molto prima a seguire il video (preferibile ma non necessario capire l’inglese). Nell’attesa che il nostro piatto venga preparato (questo si da esseri umani), possiamo anche usare il computer usato per ordinare il pasto per mandare una email, un sms o leggere qualche informazione sui piatti serviti.

Devo ammettere che incuriosisce assai. Chissà dovessi mai capitare per Norimberga…

Via .mau.

Vinoclic

Vinoclic è una concessionaria di pubblicità online che opera nel settore del food&wine. Nasce dalla lunga esperienza di Tigullio Vino, uno dei più grandi portali italiani sul mondo del vino.

Da ieri, anche Di Vino & Cibo è entrato a far parte di questo network, nel quale sono presenti già un bel numero di siti (portali, social network e blog) di qualità del settore.

Questo significa che se volete promuovere la vostra azienda (in tema, che promuovere su Di Vino & Cibo un sito che vende bulloni magari serve a poco) su questo blog potete farlo facilmente attraverso Vinoclic, che vi assiste egregiamente (e lo dico per esperienza – Filippo scusami se ieri ti ho rubato tanto tempo per dettagli) in tutto e per tutto.

Fare pubblicità sul network di Vinoclic significa assicurarsi visibilità su siti di qualità (molti di questi io li seguo con discreta regolarità) ed in target.

Nachos

Questo era il classico accompagnamento alla birra che bevevo nei pub di Edimburgo. Non chiedetemi il perché: immagino dipenda dal fatto che la cucina scozzese forse non offre poi un gran numero di specialità. Resta il fatto che moltissimi pub in cui sono stato in Scozia avevano nel loro menù i nachos ed altri piatti della cucina tex-mex. Ed io non mi sono mai fatto pregare troppo. Ma come si fanno, i nachos? Ecco la ricetta.

Ingredienti:
– 12 tortillas di mais;
– 200 grammi di formaggio (edamer, in alternativa emmenthal; in Scozia, per la cronaca, usano spesso il cheddar);
– 4 jalapenos (varietà di peperoncini messicani che non dovrebbe essere difficile trovare; di solito si trovano negli scaffali dei supermercati in vasetti, conservati in salamoia);
– olio;
– sale.

Preparazione: preparate le tortillas di mais come da ricetta; tagliare poi ogni tortilla in 4 spicchi e friggete questi triangoli in una padella con olio. Toglieteli dalla padella e lasciateli asciugare su un foglio di carta da cucina in modo che si assorba un po’ di olio. Nel frattempo, tagliate a rondelle i jalapenos.
A questo punto, disponete i triangoli direttamente sui piatti di portata (meglio se abbastanza ampi) e ricoprite ogni piatto con il formaggio tagliato a pezzetti (distribuendolo in parti uguali, ovviamente) e con qualche rondella di jalapenos. Mettete ciascun piatto in micronde per due minuti circa, o comunque il tempo necessario affinché il formaggio si fonda, e servite caldi.

Potete unire al piatto di nachos anche della salsa guacamole e/o dei pomodori tagliati a pezzetti.

Su Velenitaly e le reazioni

Io capisco le forti critiche che vengono rivolte da moltissime parti (*) alla copertina de L’Espresso sul vino avvelenato. Però mi pare che ci si stia concentrando soprattutto su chi ha portato a galla i crimini e non su chi questi crimini li ha commessi.

E francamente questo mi pare un po’ troppo.

Oppure è tutta una bufala? E in realtà la truffa è stata “solo” quella di annacquare e zuccherare un po’ il vino? Non che questo vada bene, intendiamoci, ma certo non è un vino annacquato a nuocere gravemente alla salute

Chi scrive ha già criticato (in tutt’altra occasione) i titoli ad effetto dei giornali. Quindi posso pure essere d’accordo con il criticare il modo in cui è stata presentata l’inchiesta. Ma – se c’è rischio per la salute, cosa che ancora non sono riuscito a capire – l’alternativa qual era? Un trafiletto nascosto in qualche pagina interna? Il silenzio?

Non dimentichiamoci che qui si sta parlando della salute delle persone… Oppure no? Insomma, aiutatemi a capire.

* alcuni link:
marketing del vino
vino al vino
frittomisto

Guacamole

Come le tortillas (di mais o di farina che siano) sono la base di molti piatti (soprattutto antipasti) della cucina tex-mex, così il guacamole è una tipica salsa (a base di avocado) che li accompagna.

Vediamo allora come preparare velocemente il guacamole.

Ingredienti:
– 4 avocado;
– 1/2 pomodori (a seconda della loro dimensione);
– 1 peperoncino fresco;
– 1 cipolla non troppo grande;
– una manciata di coriandolo fresco (in alternativa prezzemolo, o – ancora in alternativa – niente);
– succo di limone;
– pepe nero macinato;
– sale q.b.

Preparazione: sbucciare gli avocado e tagliarli a metà, eliminare il nocciolo e tagliare a pezzi piccoli la polpa. Bagnarla abbondantemente con il succo di limone, in modo da evitare che anneriscano (non che succeda nulla di grave, in caso, ma l’avocado annerito è proprio brutto da vedere). Lavare e tagliare a dadini il pomodoro e pulire e tritare molto fine la cipolla. Stessa operazione va fatta per il peperoncino, al quale vanno, inoltre, tolti anche i semi (io che amo il piccante non posso certo dirvi di buttarli, però! Usateli per altro). Infine, va lavato e tritato anche il coriandolo.
A questo punto, mettete in una ciotola l’avocado a pezzi e schiacciatelo con l’aiuto di una forchetta, in modo da ridurlo ad una sorta di purea, ed aggiungere sale e pepe. Aggiungere anche il coriandolo, la cipolla, il pomodoro ed il peperoncino ed amalgamate per bene il tutto.

Se volete aggiungere un tocco di colore in più, potete anche aggiungere sopra alla salsa così fatta altro pomodoro tagliato a pezzetti.

Il vostro guacamole è pronto.

Tortillas de harina (tortillas di farina)

Torno a parlare di cucina tex-mex. Dopo le tortillas di mais, vediamo come preparare l’altra base di molte specialità di questa cucina: le tortillas di farina.

Per prepararle, gli ingredienti sono:
– 3 tazze di farina bianca
– 2 cucchiaini di lievito in polvere
– sale q.b.

La preparazione: mettere in una ciotola la farina, il lievito ed il sale e mescolare. Aggiungere un po’ alla volta dell’acqua tiepida e lavorare la pasta finché risulta sufficientemente elastica. A questo punto, coprirla e lasciarla riposare per mezz’ora circa. A questo punto, suddividere la pasta in dodici parti uguali (così da ottenere dodici tortillas). Stendere poi su un piano infarinato le parti di pasta con un mattarello.
Scaldare poi una padella antiaderente e cuocere ogni tortillas a fuoco basso.

Prossimamente vedremo come preparare alcune ricette tipiche della cucina tex-mex a base di tortillas di mais e tortillas di farina.

Quiche lorraine

La quiche è una torta francese e può essere sia dolce sia salata. La quiche salata viene tipicamente usata come antipasto. La base della quiche è fatta con la pasta brisée, mentre la farcitura varia a seconda della specifica ricetta. La più famosa è sicuramente la quiche lorraine.

Gli ingredienti per la quiche lorraine sono:

  • 200 grammi di pancetta affumicata tagliata a dadini;
  • 100 grammi di formaggio (gruviera o emmentaler);
  • 200 ml di panna da cucina;
  • burro quanto basta;
  • 3 uova;
  • sale q.b.;
  • pepe q.b.;
  • noce moscata q.b..

La preparazione della quiche lorraine è semplice: prendete la pasta brisée e stendetela velocemente in una teglia tonda (certo, che sia tonda non è requisito essenziale, ma se vogliamo dare alla quiche la sua forma tipica… 😉 ) precedentemente imburrata (meglio ancora sarebbe che una teglia antiaderente oppure un foglio di carta da forno). La pasta in eccesso deve essere poi ritagliata, lasciando un paio di centimetri di margine in più rispetto alla teglia, in quanto verrà poi ripiegata all’interno, a mo’ di cordoncino.

Assicuratevi di fare aderire per bene la pasta alla teglia e poi punzecchiatela con una forchetta.

Passiamo alla farcitura: prendete la pancetta affumicata a dadini e scottatela per 2/3 minuti in acqua bollente prima di farla rosolare in una padella con un po’ di burro. A parte, sbattete le uova con la panna da cucina ed il formaggio (gruviera o emmental). Aggiustate poi con un po’ di noce moscata, un pizzico di pepe, sale quanto basta e mescolare fino ad ottenere una crema omogenea. A questo punto, distribuite la pancetta sulla pasta e versate la crema.

A questo punto, mettete la teglia a cuocere in forno a 190° per 30 minuti.

Alcune osservazioni sparse:

  • la ricetta tradizionale non prevede il formaggio, ma è pratica comune usarlo, gruviera o emmental (o emmentaler) che sia;
  • in alternativa a gruviera o emmental, si può usare anche un più italiano parmigiano; tanto, come abbiamo visto, la ricetta tradizionale della quiche lorraine non prevede affatto formaggio: tanto vale…
  • si possono fare molte varianti di questa quiche: se ad esempio non volete usare la pancetta ma preferite una variante vegetariana, potete usare zucchine, asparagi o quel che la fantasia vi suggerisce (assicuratevi però di cuocerli precedentemente il minimo necessario);

Velenitaly

Benvenuti a Velenitaly, recita l’articolo de L’Espresso, che porta a galla una situazione inquietante.

Concimi, sostanze cancerogene, acqua, zucchero, acido muriatico e solo un quinto di mosto. Con questo miscuglio sono stati prodotti 70 milioni di litri di vino a basso costo. Venduti in tutta Italia.

Il ministro De Castro ha dichiarato “Il Vigneto Puglia è in costante crescita e il suo livello qualitativo non può certo essere messo in discussione da una o due realtà poco oneste che infangano il buon nome della nostra regione”. È vero, non possono essere pochi criminali a rovinare il nome della regione Puglia e di tutta l’Italia nella produzione di vino. Motivo in più, questo, per avere il pugno di ferro. Ma pensando a come funziona la giustizia in Italia, mi riesce difficile essere ottimista.

Update: se ne parla anche su Tigullio Vino e su Kelablu.

Update 2.0: su velenitaly e le reazioni, con il dubbio che sia quasi una bufala (senza diossina)