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Resoconto dal Galà del Gusto 2006 a Cannobio

Avevamo previsto poco più di due ore di viaggio, invece ce ne sono volute ben cinque e mezza! Il nostro navigatore per farci arrivare più in fretta, voleva farci passare dalla Svizzera (con conseguenti 30 euro di vignetta per l’autostrada). Eravamo a Como, quando ci siamo resi conto della cosa. Abbiamo modificato le impostazioni del GPS per escludere le autostrade, riprogrammato la rotta, ed eccoci, dopo aver attraversato il centro di Varese, a Laveno, con la vocina gentile e suadente della nostra guida elettronica che ci dice “Imbarcarsi per Verbania”. Come imbarcarsi!? Ma siamo matti? Invece pare che questo sia il sistema più veloce, se si è a Laveno, di arrivare a Verbania!
Ok, ci facciamo il traghetto, poi ancora qualche chilometro ed eccoci all’enoteca (e non solo) Casa Bava della famiglia omonima.
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Relazioni mal condotte, nel settore enogastronomico

Mi capita spesso di fare recensioni spontanee. Assaggio un cetriolino, bevo un vino, trascorro la serata in un locale.

Se qualcosa m’ha attratto, non faccio mai recensioni con giudizi negativi, scrivo qualcosa su uno dei blog sui quali opero. Una foto, l’impressione positiva che ne ho provato, qualche considerazione.

Quando pubblico, invio una email al produttore dell’articolo o allo staff del locale, per chiedere eventuali correzioni se sono stato impreciso su qualche dato, un commento, se lo vogliono.

Risposta?
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Invito al maisazi party

Il blog maisazi.com ha organizzato per il 30 settembre 2006, il maisazi party, una festa alla quale sono invitati a partecipare i visitatori. Oltre al piacere di stare in compagnia, per rallegrare la serata, maisazi ha organizzato una gara a premi. Ogni visitatore dovrà arrivare con una candela. Una giuria sceglierà poi quelle più belle.

Dato che io scrivo come blogger sia su maisazi, sia qui su Di Vino & Cibo, siete tutti invitati 🙂
Basta preannunciarsi con una email a [email protected] o a [email protected]

L’ingresso è gratuito, la festa è open, solo due vincoli: portarsi una bottiglia (vino o qualunque altra bevanda) ed una candela per partecipare alla gara.

La festa è a Gessate, in provincia di Milano, in via Alessandro Manzoni 46.

In attesa di pubblicare un post informativo sul Candle Trophy, potete leggere maggiori informazioni sulla festa, navigando il post 30 settembre 2006: maisazi party.

Buta Stupa: eno-lungimiranza!

Mi raccontava ieri Sabrina, responsabile del progetto Buta Stupa, delle risposte che a volte riceve quando propone ai ristoratori la sua iniziativa.

Il contesto è questo. Quando andate al ristorante e siete soli o in due, spesso non prendete una bottiglia di buon vino, perché bevuto un calice, dovreste lasciare sul tavolo il resto. Non tutti, infatti, osano chiedere al cameriere la bottiglia (anche se nessuno potrebbe impedirglielo).

Buta Stupa è l’iniziativa che Sabrina propone ai ristoratori. Una elegante confezione in cui il cameriere mette la bottiglia avanzata, opportunamente richiusa, di modo che senza alcuna sua esplicita ed imbarazzante richiesta, il cliente se la possa portare a casa.

Alcuni adesivi promozionali sulla porta d’ingresso e sul menu permettono al cliente di essere informato che il ristorante aderisce all’iniziativa. Consultando la lista, quindi, il cliente saprebbe che il vino avanzato se lo riporta a casa. Molte delle remore all’acquisto, cadrebbero.

L’iniziativa mi piace moltissimo. Io sono proprio uno di quelli che mangiando spesso da solo a mezzogiorno (sono sempre in viaggio per lavoro), certamente non prendo una bottiglia di vino, per consumarne un calice o due (al massimo). In sostanza, una bottiglia in meno venduta dal ristoratore.

Chiedo a Sabrina quanti ristoranti hanno aderito e resto stupito per la risposta. Il numero non è così alto come credevo io. Motivazioni?

  • La quota che lei chiede, vi assicuro ridicola, è ritenuta troppo alta!
  • “In fondo” – dicono alcuni ristoratori – “io che ci guadagno? Al limite, il resto della bottiglia lo bevo io…”
  • “Ma no,” – dicono altri – “tanto chi il vino lo vuol bere, se ne frega se avanza”.
  • “Beh, ma chi non vuol spendere trenta euro per una buona bottiglia e lasciarla, può bere il calice del vinello che propongo io” – Già, come se fosse la stessa cosa! Io piuttosto bevo acqua.

Mi rendo conto che non tutti i proprietari di locali sono così (e lo spero fortemente). La lungimiranza, infatti, mi pare essere dote di pochi!

E voi? La bottiglia la comprate per poi lasciarla lì?
E se vi dicessero che potete portarvela via in modo elegante ed anonimo? La prendereste, a quel punto?

La qualità dei cibi che mangiamo – l’olio extravergine di oliva

Eccoci alla terza puntata della nostra serie sulla qualità dei prodotti che compriamo al supermercato, e non solo, per le nostre tavole. Stavolta parliamo dell’olio extravergine di oliva

Una premessa. Parliamo dell’olio prodotto in Italia, perché dell’olio che si produce all’estero, nulla si può dire o controllare, perché esistono forti differenze di normativa e la nostra rende obbligatorie ben poche indicazioni sull’etichetta. In sostanza, salvo l’assaggio, non abbiamo molte possibilità di controllo. Ovviamente si potrebbe far analizzare in laboratorio, ma non credo che per tutti noi questa sia una possibilità reale.
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Un bel pomeriggio al TigullioVino.it Meeting 2006

Siamo arrivati prestissimo, oggi a Rapallo. Con copertina75 volevamo dare un’occhiata alla città, quindi ci siamo mossi presto. Viaggio senza problemi, alle 12 siamo arrivati.

Beh, non si può essere a Rapallo e non fare un giro per il lungomare e poi per il carruggio. Mangiamo un panino, sbagliamo strada e non troviamo una gelateria, non volendo tornare in centro, lasciamo perdere il cono e ci dirigiamo all’Hotel Excelsior Palace, luogo dove TigullioVino.it ha organizzato la seconda edizione del suo meeting.

Wow, ragazzi. Varie centinaia di vini da assaggiare, un bicchiere che ci è stato consegnato alla registrazione, Filippo Ronco buon anfitrione prodigo di attenzioni per tutti, buona l’organizzazione.
Con copertina75 abbiamo scelto la bottiglia più bella (presto pubblicheremo l’articolo con la foto), poi siamo passati al vino.

Abbiamo iniziato col degustare quattro bianchi, per poi passare ai rossi. Per quanto mi riguarda, vorrei segnalare il Nicchia 2004 di Pietro Beconcini. Vino prodotto a San Miniato da un vigneto di proprietà di 60 anni, è in corso di riconoscimento varietale.
Vinificato in purezza, dopo un leggero appassimento, e maturato in legno piccolo e nuovo, per 20 mesi. 800 bottiglie affinate in vetro per ulteriori 12 mesi.

Da assaggiare anche il Kairos prodotto da Zyme di Negrar, in provincia di Verona. Vino dal contesto quasi balsamico, denso al naso, di sentore vagamente speziato. Ottima persistenza. Un vino che si ricorda.

Abbiamo passato un bel pomeriggio. Persone di tutte le età degustavano in modo ordinato. Nessun incidente di percorso ed un panorama stupendo hanno fornito il migliore dei contesti.

Complimenti a Filippo Ronco ed arrivederci alla prossima occasione.

Dieta sì, dieta no o quale dieta?

Secondo la dieta dissociata, ci sono alimenti che non devi mai mettere assieme.
Sears ti fa assumere blocchetti strutturati da precise percentuali di tipi di alimenti.
La dieta psicologica punta sulle relazioni e le interazioni tra te ed il cibo, tentando di rimuovere i fenomeni negativi.
La dieta mediterranea ti fa condurre la vita del “mediterraneo”: poca carne e pesce, molta frutta e verdura, incremento dell’attività.
La dieta della trasgressione punta sulla conduzione di una vita alimentare in cui non si abbia necessità di mangiare di nascosto.
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La barbera di Gianluigi Orsini

Guai a chiamarlo “il barbera”. “Si chiama la barbera” – precisa subito Gianluigi Orsini, che ho appena conosciuto.
Siamo nell’ufficio di Corrado che mi ha simpaticamente organizzato questo incontro con un produttore di vini rossi e bianchi. Presentazioni e saluti, quindi lasciamo Como per andare a pranzo in un ristorante in collina, dove Gianluigi ha già fatto arrivare sei bottiglie da assaggiare mangiando.
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Il cuoco vuole coltelli di qualità

Chi cucina ha tutto il giorno un coltello in mano. Parto con questa premessa per rendere evidente come l’utilizzare coltelli di qualità sia fondamentale per lavorare meglio, ottenere un piatto più pulito e profumato, migliorare la sicurezza e abbassare i costi generali.

Può sembrare strano a chi cucina poco, ma tagliando una cipolla con un coltello affilatissimo, le secrezioni degli umori che fanno piangere sono drasticamente ridotte.
Ho recentemente assistito alla sminuzzatura di un enorme mazzo di prezzemolo che, grazie alla lama usata, non ha lasciato alcuna traccia di verde sul tagliere in teflon bianco. Il taglio prodotto con un coltello ben affilato non disperde gli umori e non trancia malamente le fibre. Questo è a tutto vantaggio del mantenimento dei liquidi interni e della riduzione della dispersione dei profumi, che restano nel cibo.
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Ristorante Passone: una terrazza sulla Brianza

Eravamo in Brianza per dare un’occhiata. Io e Mari abbiamo deciso di trovare una casa perché l’attuale in cui stiamo, seppur molto carina, ormai non ci basta più. Mi tocca rinunciare al mio soppalco 🙁

Avevamo deciso di fare un giro per dare un primo sguardo ai paesi della località: Casatenovo, Missaglia, Briosco, Besana Brianza, Inverigo e, naturalmente, Montevecchia.
Proprio qui, a Montevecchia, abbiamo deciso di fare un momento di relax e m’è tornato in mente che quasi dieci anni fa andavo spesso al Ristorante Passone. Non ricordavo il posto esatto, ma fortunatamente è sulla mappa del navigatore. Quattro tasti ed eccoci affacciati alla terrazza stupenda sulla Brianza. Da un lato si vedono le prealpi, dall’altro c’è la pianura. Vicino, una piccola azienda agricola vende il burro ed i formaggi dolci e morbidi di Montevecchia. Una delizia. Aperto anche la domenica.
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